Noi italiani siamo soliti lamentare la disoccupazione e la mancanza di lavoro, molti uomini e donne a spasso senza possibilità di trovare una sistemazione lavorativa più o meno adeguata. In Italia il lavoro manca e le serrande chiudono, situazione assolutamente opposta invece, vive la Polonia. Le aziende vogliono assumere, il lavoro c’è ed è anche tanto, ma manca la manodopera. Una questione che va al di là delle politiche demografiche e migratorie. Un boom senza precedenti, sconosciuto agli altri stati d’Europa. Nel 2001 il Pil nominale polacco, valeva 190 miliardi di dollari, oggi è a quota 589 miliardi, un cambiamento assolutamente radicale e la disoccupazione è quasi inesistente, è calata al 3,3%, la soglia ritenuta strutturale. Questo, è dovuto alle privatizzazioni, condotte con trasparenza e rigore, alla ristrutturazione del debito, a una politica fiscale molto favorevole alle imprese, con una tassa sugli utili pari al 19%, una delle più basse d’Europa e all’incentivazione dell’export e degli investimenti stranieri, resi possibili da una manovra fiscale senza parametri imposti. Tutto ciò fa rabbia ad un paese come il nostro, dove in tanti, avrebbero occupato all’istante quei posti di lavoro. La situazione paradossale della Polonia, dove l’offerta supera di gran lunga la domanda, è dovuta purtroppo alla scarsa crescita demografica, alla migrazione e alle complesse politiche burocratiche messe in atto per assumere i lavoratori stranieri, lasciati in attesa per mesi, prima di ottenere un permesso di lavoro.
S.P.