La rete di satelliti artificiali geostazionari di terza generazione del sistema Meteosat, che inizierà a trasmettere dati dal prossimo 2022, dopo una fase di settaggio, sarà in grado di offrire per le applicazioni in ambito meteorologico ed ambientale un incremento di dieci volte dei dati disponibili rispetto a quelli attuali. Le applicazioni copriranno, oltre alla meteorologia, anche il monitoraggio della qualità dell’aria, le applicazioni idrologiche, il monitoraggio dello stato della vegetazione, della siccità, degli incendi boschivi, il monitoraggio meteo-marino.
Di questo patrimonio di dati e strumentazioni di elevata tecnologia l’Organizzazione Europea per l’utilizzazione dei satelliti meteorologici, con sede a Darmstadt in Germania, sta sostanzialmente accompagnando le istituzioni nazionali e locali, competenti in materia, verso la piena conoscenza e capacità d’uso. A questo percorso di avvicinamento alla piena operatività dei satelliti di terza generazione l’Arpacal, attraverso il suo Centro Funzionale Multirischi, diretto dall’ing. Eugenio Filice, sta partecipando attivamente con relazioni in diverse sessioni di confronto con altre realtà internazionali dell’area continentale europea.
Nel corso dell’ultimo mese, infatti, il Multirischi dell’Arpacal, con l’ing. Francesco Fusto, ha partecipato a tre workshop di aggiornamento e confronto: due a Darmstadt, nella sede dell’Organizzazione Europea per l’utilizzazione dei satelliti meteorologici, ed uno a Venezia, in occasione del 3^ Multi Users Workshop del progetto europeo Horizon 2020 CLARA. In questi incontri si è discusso della crescita sul mercato e della diffusione delle strategie per i servizi climatici e del partenariato pubblico privato per lo sviluppo e la diffusione di tali servizi. Il progetto, coordinato dal Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha visto la partecipazione oltre che dei partner di progetto anche di numerosi stakeholder provenienti da più parti del mondo: Serbia, Kosovo, Georgia, Francia, Spagna, Svezia, Germania, Turchia, Inghilterra, Olanda.
A Darmstadt il lavoro di approfondimento tecnico è consistito, oltre che nella presentazione dei sensori che copriranno le diverse applicazioni in campo meteorologico ed ambientale, anche il conseguente miglioramento nella risoluzione spaziale e di campionamento temporale che i nuovi sensori saranno in grado di offrire.
A Venezia, invece, sono stati presentati i risultati di progetto con l’obiettivo di fornire alla Commissione Europea delle linee guida sulla regolamentazione dei servizi climatici, anche in relazioni di esperti e tavoli di lavoro specifici. Il Centro Funzionale Multirischi dell’Arpacal ha partecipato, unitamente al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, al tavolo relativo alle attuali barriere ed ostacoli al networking per la fornitura di tali servizi, dovuti a diversi fattori: dalla resistenza alla innovazione alla scarsa comprensione dei benefici.
Altro workshop al quale ha partecipato il Multirischi, rappresentato dall’ing. Fusto, è stato quello dedicato alle applicazioni satellitari per l’analisi e lo studio dei fenomeni all’interfaccia suolo-atmosfera per l’area del Sud-Est Europa, quest’anno allargata al Mediterraneo. Il workshop internazionale, a cadenza biennale, coordinato dal Servizio Meteo Idrologico Nazionale della Bulgaria, è l’occasione per discutere dei progressi nelle applicazioni satellitari per lo studio dei fenomeni all’interfaccia suolo-atmosfera quali ad esempio lo stress vegetativo, la siccità, gli incendi boschivi. Hanno partecipato esperti e scienziati del Portogallo, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Belgio, Polonia, Austria, Armenia, Slovenia, Turchia, Grecia, Cipro, Spagna, Giordania, Palestina, Iran. Durante i quattro giorni si è discusso dell’attuale stato dell’arte sui prodotti utili al monitoraggio terrestre ed alle relative applicazioni meteo-climatiche per il monitoraggio degli aspetti agricoli ed ecologici siccità, per la rilevazione precoce degli incendi boschivi, per gli impatti dello stress idrico sulle produzioni agricole, per la valutazione delle emissioni conseguenti ad incendi boschivi, per la valutazione della qualità dell’aria.