Il sindaco Giuseppe Falcomatà è intervenuto a Salerno, in qualità di relatore, al primo incontro della scuola di formazione politica “Amministrazioni locali e Buona politica – Lo sviluppo del Paese parte dalle città”, un evento organizzato da “Politeia” e “Articolo41” che raccoglie l’interesse di numerosi giovani e rappresentanti degli enti pubblici.
Al tavolo dei lavori, il primo cittadino di Reggio Calabria si è alternato a Vincenzo Napoli, Alessio Pascucci e Matteo Ricci, rispettivamente sindaci di Salerno, Cerveteri, Pesaro e Presidente di Autonomie locali italiane, ed Angelo Rughetti, responsabile dell’Osservatorio investimenti comunali di Ifel – Fondazione Anci.
L’inquilino di Palazzo San Giorgio, anche in qualità di Delegato Anci per il Mezzogiorno e le Politiche di Coesione territoriale, si è concentrato sulle difficoltà economiche dei Comuni – molto spesso costretti a rispondere a consistenti Piani di riequilibrio ed ai tagli sui trasferimenti statali che rischiano di compromettere il delicato lavoro di programmazione – chiamati «a fare leva su riscorse esterne, come i fondi riservati alle Politiche di coesione, che da stanziamenti straordinari diventano insopportabilmente finanziamenti suppletivi. Non può essere possibile».
«Tagli – ha spiegato Falcomatà – che poco o nulla incidono sull’abisso del debito pubblico. Piuttosto, bisognerebbe concentrare maggiori risorse per dare la possibilità di assumere così da far respirare l’apparato burocratico e amministrativo dell’Ente, alle prese col sempre più rapido dimensionamento degli organici, e consentire di fermare l’emorragia di giovani che, come si evince anche dall’ultimo rapporto della “Fondazione Migrantes”, lasciano il Mezzogiorno per andare a trovare riparo e conforto all’estero».
Insomma, dal sindaco Giuseppe Facomatà è arrivato un «basta» secco e perentorio ai tagli e la richiesta di una «più equa e giusta» ripartizione dei fondi statali fra Nord e Sud del Paese: «E’ quanto mai obbligatorio restituire, alle Politiche di coesione, il ruolo di risorse aggiuntive e non sostitutive». L’esempio portato ai giovani del Corso di formazione rende bene il contesto: «Al nostro insediamento non c’era neanche un asilo nido aperto. Tutte le strutture erano chiuse a causa dei tagli ai fondi per l’istruzione. Ne abbiamo riaperti tre, ma soltanto grazie ai Pac, i Piani di azione e coesione, che dovrebbero, per l’appunto, servire come finanziamenti aggiuntivi alla programmazione, ma sono diventati sostituiti per l’assenza pressoché totale di investimenti ordinari. Può mai essere possibile?».
«Necessaria», quindi, appare la riforma della Contabilità degli enti locali atteso che «le leggi sul dissesto ed il predissesto hanno fallito».
«Un Comune che dichiara default – ha continuato il primo cittadino di Reggio Calabria – nel giro di poco tempo, ce lo insegna la storia, si trova costretto a dichiararlo di nuovo per la mancanza di risorse necessarie a farlo ripartire. E’ un cane che si morde la coda». Un passaggio, quindi, il sindaco l’ha riservato all’inserimento della Tari nella bolletta Enel: «Appare una misura utile a fronteggiare l’evasione che limita fortemente lo svolgimento del servizio. La Tari, infatti, deve coprire integralmente le spesesostenute dai Comuni per fornire il servizio di igiene urbana – dalla raccolta allo smaltimento dei rifiuti, fino al lavaggio e la pulizia delle strade – senza gravare sulla fiscalità generale. Un tempo era lo Stato a riservare le quote utili, adesso tutto ruota intorno all’autofinanziamento attraverso il recupero del tributo».
Insomma, secondo il sindaco Giuseppe Falcomatà, «serve un ripensamento generale e sostanziale delle politiche economiche rivolte agli Enti locali che, nell’agire quotidiano, restano stretti nel giogo della mancanza di liquidità e di una programmazione sempre più complicata e messa a repentaglio dai rigidi piani di austerity».
Il primo cittadino di Reggio si è quindi soffermato sulla valenza che assumono, in questa particolare fase storica, le scuole di formazione politica: «Sono necessarie e fondamentali per creare quella classe dirigente che, un tempo, si plasmava nei partiti e nelle sezioni disseminate nei quartieri e, a livello istituzionale, trovava linfa nelle circoscrizioni e nelle municipalità più piccole. Ai giorni nostri, invece, questi luoghi tendono, purtroppo, ad essere sempre meno efficaci delegando, molto spesso, all’estemporaneità delle piazze virtuali il compito di costruire gli attori dell’attività politica».
Qualche avamposto al web, però, ancora resiste: «Oggi è nei consigli comunali che ci si forma, attraverso il lavoro di sindaci, assessori e consiglieri che producono idee e programmi così da creare le classi dirigenti chiamate a governare il Paese». «E sindaci ed amministratori locali – ha spiegato Falcomatà – si devono “educare”, sostanzialmente, consumando le scarpe sulla strada, stando a contatto coi cittadini, verificando quotidianamente le difficoltà dei territori e coltivando, giustamente, l’ambizione e la consapevolezza di dover programmare il futuro delle città». «Rispetto a questa necessità – ha concluso Giuseppe Falcomatà – l’esistenza della Scuola di formazione politica è opportuna proprio per consentire ai sindaci di poter assolvere al meglio al loro ruolo».