Si è tenuto a Taurianova un convegno dal titolo “Prescrizione ed ergastolo ostativo: processo senza limiti”
Dall’assise è emerso con voce unanime che la dignità umana non si acquista per meriti e non si perde per demeriti
Si è svolta domenica scorsa a Taurianova una tavola rotonda sull’ergastolo ostativo, organizzata dall’emittente locale Approdonews e trasmessa in diretta da Radio Radicale. All’iniziativa promossa da Antonino Napoli, avvocato del Foro di Palmi, hanno partecipato Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, Ilario Nasso, magistrato in servizio presso il Tribunale di Vivo Valentia, Elisabetta Zamparutti, esponente del Comitato europeo di Prevenzione della Tortura, e Rita Bernardini, già deputata del Partito Radicale.
Un ripensamento sulle funzioni della pena è stato sollecitato da Sergio D’Elia, il quale ha ripercorso le esperienze del Sudafrica e del Ruanda per richiamare l’attenzione su modelli di giustizia alternativi a quello punitivo.
L’avvocato Napoli, a sua volta, ha illustrato i contenuti della sentenza “Viola”, pronunciata dalla Corte europea dei diritti umani e divenuta proprio oggi definitiva: il legale ha ricordato le tappe della relativa vicenda giudiziaria insieme alle criticità del sistema penale italiano, soprattutto in relazione alla posizione di quei condannati all’ergastolo cui è preclusa ogni attenuazione del regime penitenziario.
Il giudice Nasso, poi, ha accompagnato l’uditorio in un ideale viaggio nel tempo e nello spazio, esaminando la reclusione perpetua alla luce della riflessione – filosofica e giuridica – sugli scopi della pena, e rilevando i rischi insiti sia nella strumentalizzazione della persona del condannato sia nell’allontanamento dalla finalità rieducativa, obiettivo costituzionalmente imposto di ogni trattamento sanzionatorio.
Elisabetta Zamparutti ha evidenziato l’importanza dei percorsi di risocializzazione dei detenuti, citando casi concreti tratti dalla propria attività di volontariato nelle carceri, e invitando a rifuggire la tentazione della ghettizzazione delle persone recluse. Rita Bernardini, infine, ha posto l’accento sulle derive del populismo penale e dell’informazione tendenziosa, auspicando una maggiore correttezza dei mezzi di comunicazione nella trattazione dei casi di cronaca, e nello stesso approccio alle vittime di gravi reati.