Aprendo i giornali ogni mattina si avverte la sensazione di avventurarsi in letture politiche da fantascienza o quantomeno del genere che i tecnici della letteratura chiamano “Fantasy”. Le notizie sono solitamente degli screen visionari, dove l’immaginazione galoppa sulle ali della finzione: Waterfront immaginifici, statue restaurande e soprattutto dati snocciolati con un ottimismo che fino a qualche settimana fa albergava ben lontano da Palazzo San Giorgio e che ora invece sembra pervadere le stanze senza sosta e limite. Prima tutto era impedito, tutto bloccato dal fantomatico buco di bilancio che tanto ha riempito le teste dei reggini fino a divenire inflazionato da un eccesso di utilizzo; oggi tutto è diventato possibile, con fondi che fluttuano tra le righe dei comunicati e leggende che raccontano di fantasiose capacità di ottenerli. La maggior parte sono vere bombe ad orologeria, nel senso che contengono promesse a scadenza posticipata e vengono buttate lì nel mezzo del racconto insieme a flash back sulle fantasmagoriche avventure estive di una città che però ha ritrovato la capacità di smascherare la finzione e distinguerla dalla realtà.
Anche perché la vita vera abita fuori dai giornali, oltre le righe dei comunicati e delle conferenze stampa, la vivono tutti i giorni i reggini, sulle strade, tra buche, mondezza e in preda alla disperazione per la mancanza di lavoro e di servizi. Leggono la luce ma brancolano nel buio di una Reggio che si ritrova, malgrado proclami e proiezioni propagandistiche, ultima in tutto, ridiscesa agli inferi delle classifiche in questi 5 anni di nulla cosmico e degrado indotto al fine di assuefarci tutti a livelli men che minimi di vivibilità.
Ed in questo neorealismo reggino, che ci fa toccare con mano il disagio di una comunità stanca e sconsolata, i sorrisi a tutta bocca di chi ci amministra appaiono tecniche di rappresentazione di una realtà distorta che si scontra con l’incuria e l’abbandono di decine di quartieri, dai quali si alza un lamento di sconforto ed una richiesta di intervento inascoltata da troppo tempo.
Gli strumenti di finanziamento delle opere, quali il Decreto Reggio a solo titolo di esempio, vengono modulati e rimodulati non in base alle effettive e concrete esigenze del territorio, bensì come congegni utili a procacciare consensi elettorali, si accantonano opere per acquistare immobili, si contano gli incassi della occupazione del suolo pubblico, prelevati a tassi altissimi dal portafogli dei commercianti, ma si ignorano le centinaia di migliaia di metri cubi occupati da venditori abusivi d’ogni genere in barba alle norme igieniche e sanitarie. Per poi utilizzare le parole “partecipazione” e “trasparenza” come fossero teoretiche allegorie di fine estate, mentre anche i lavoratori della AVR piangono la fame dei ritardi.
Ma i giornali si chiudono, gli smartphone si spengono e resta il mondo reale, nudo e crudo a ricordarci che per fortuna il mandato è finito e presto si potrà scegliere di nuovo. E qui non ci si può esimere da un richiamo deciso, forte ad un Centro Destra che deve fare di questo neoverismo quotidiano la sua arma più tagliente, stringersi attorno ad un programma per la città, puntando sui suoi uomini migliori, sulle capacità indubbie di molte risorse reggine, sui progetti cui essa stessa ha dato inizio e che vanno ripresi in un percorso di condivisione non più procrastinabile, affinché si riesca a restituire una speranza alla gente di Reggio, una visione programmatica seria ed attuabile, in prospettiva turistica e di riscatto sociale ed economico del territorio.
Perché invece di volare con fantasiose distrazioni mediatiche si restituisca decoro alla ordinaria amministrazione e dignità alla vita dei reggini.
Il Coordinatore Metropolitano
Ernesto Siclari