Una voce dal Cairo: timori di golpe, dalle piazze poche speranze
(DIRE) 25 Set. – Non si ferma l’ondata di repressione in corso da Venerdi’, quando alcune centinaia di persone sono scese in piazza contro il governo di Abdelfattah Al-Sisi. Di quasi mille arresti riferiva ieri Amnesty International, ma secondo fonti concordanti il bilancio potrebbe essere ancora piu’ grave.
“Basta davvero poco per essere presi, e’ in atto una dimostrazione di forza che colpisce chiunque, indiscriminatamente” riferisce all’agenzia Dire, dal Cairo, una fonte che preferisce restare anonima per tutelarsi. “Ci sono tante persone attive politicamente che non sono state toccate, mentre altri, che non hanno mai partecipato a manifestazioni, sono stati incarcerati. Ci sono posti di blocco ovunque ma si viene fermati anche all’improvviso. Chi e’ gia’ stato arrestato in passato, e magari deve ancora andare a firmare ogni giorno ai commissariati di polizia, viene fermato di nuovo. Prendono la gente nelle case, o in strada, soprattutto nel centro. Guardano cellulari e computer in cerca di materiale compromettente, hanno preso di mira chi ha ripreso e fotografato le proteste dei giorni scorsi. Ma la verita’ e’ che spesso non si capisce con che criterio decidano di arrestare o rilasciare le persone”.
Secondo la fonte, che cita il caso di due ragazzi turchi, “hanno preso anche diversi stranieri, che di solito sono piu’ garantiti. Molti, per paura, tornano in questi giorni al loro Paese”.
Dalla testimonianza emerge il quadro di un coprifuoco permanente: “Usciamo il meno possibile, abbiamo cancellato dai nostri computer e dai cellulari tutte le foto che potrebbero comprometterci, evitiamo di passare in certe strade. Gli avvocati con cui siamo in contatto parlano di 1500 arresti, di cui solo 800 sono quelli confermati, mentre delle altre persone si sa solo che sono sparite. Solo al tribunale di Ghanoub el-Qahera (Cairo sud), 650 sono imputati dall’altro ieri nello stesso processo di massa. Le accuse sono sempre le stesse: diffusione di false notizie, diffusione non autorizzata di informazioni, appartenenza a un gruppo terroristico”.
Per venerdi’ e’ stata indetta una nuova manifestazione. Sui suoi profili social Mohamed Ali, l’imprenditore e attore in esilio volontario che ha incitato alla rivolta dalla Spagna, invita alla “rivoluzione popolare”. A scendere in piazza nei giorni scorsi sono stati soprattutto ragazzi di una generazione troppo giovane per partecipare alle manifestazioni del 2011 che rovesciarono Hosni Mubarak. Solo pochi di quelli che avevano gridato alla “fine del regime” in piazza Tahrir hanno ancora il coraggio di manifestare, quando non sono impossibilitati a farlo perche’ detenuti.
La testimonianza raccolta dalla ‘Dire’ non lascia molto spazio alle speranze: “No, non vedo molta luce al momento. Finche’ c’e’ questo sostegno cosi’ forte da parte degli Stati Uniti, ma anche dell’Europa e dell’Italia, e’ difficile che il popolo riesca da solo a cambiare qualcosa. Il timore di molti e’ che ci sia presto un altro colpo di stato e un altro militare al potere”.
(Gif/Dire) 16:47 25-09-19