“Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.” (Friedrich Nietzsche). E quando si vive come Cetty Costa, di caos dentro se ne ha tanto e non può che partorire solo stelle danzanti. Come “Il mio sesso Viola”, il suo romanzo d’esordio il cui successo ha lasciato l’autrice sorpresa e felice, e adesso, a distanza di due anni dal primo, “Vivere di.versi”.
Ognuno di noi dal caos che ha dentro di sé può partorire una stella danzante e Cetty, soprattutto attraverso il suo secondo romanzo, vuole ricordarcelo. Il dolore che incontriamo nel percorso della nostra vita ci devasta ma se riusciremo ad affrontarlo e ad andare oltre, scopriremo che ciò che lo ha causato è in realtà la nostra forza e che le opportunità sono nascoste nelle negatività.
Nell’attesa dell’uscita del suo secondo libro, chiacchieriamo un po’ con Cetty.
Per te, che vivi di emozioni, quanto sono importanti e cosa rappresentano le “alchimie” con chi ti circonda?
Possiamo chiamarla “alchimia” sì, ma in un periodo come questo, io preferisco definirla “empatia”. Sono da sempre una persona molto attenta alle emozioni degli altri e questo, se da un lato mi ha permesso di costruire una preziosa rete sociale, dall’altro mi ha sempre fatto soffrire molto. Sia in famiglia che fuori ho una lente di ingrandimento nel cuore che amplifica tutti i dolori, i miei e quelli degli altri, facendomi un po’ assumere un ruolo scomodo e inappropriato di salvatore. Forse proprio da questo nasce la sublimazione nella scrittura: scoprire che, non essendo il salvatore di nessuno, quanto meno posso dar voce alle emozioni che vivo anche attraverso gli altri. E, parlare di empatia e solidarietà in un periodo come questo, in cui sembra quasi si stia perdendo ogni forma di intelligenza emotiva, mi sembra un gesto quasi rivoluzionario.
l tuo ultimo lavoro è proprio il frutto di queste “empatie” … ci racconti com’è nato?
Il mio ultimo lavoro è frutto come sempre delle mie passioni: il cinema, la letteratura, la musica. Ho dato voce a 8 personaggi, più una guest star d’eccellenza, che appartengono al mondo dell’arte in generale e che in qualche modo hanno influenzato il mio percorso di vita. Ognuno di loro racchiude intrinseco un dolore derivante dalla propria condizione sociale, ma al contempo, ognuno di loro ha fatto di quella condizione un successo inaudito. In altre parole, ho voluto scardinare il concetto di “diversità” in “opportunità”.
Cosa vuol dire per te “Vivere di.versi”?
In primis vuol dire vivere autenticamente, nello specifico ha un doppio significato evidente che consiste nel vivere e nutrirsi di poesia (versi) e vivere non omologandosi. “Freud: Vivere autenticamente è un dovere che in primis abbiamo con noi stessi. Raccontare a noi stessi la verità ci permette di essere autentici con gli altri” (da Vivere di.versi).
“Il mio sesso Viola” e “Vivere di.versi” cosa li rende simili e cosa differenti?
Entrambi sono senz’altro un flusso di coscienza continuo, pieni d’amore, il primo nei confronti della persona amata, il secondo nei confronti di sé stessi a tal punto da intraprendere una terapia di gruppo (il romanzo inizia cosi).
Ti aspetti qualcosa da questo libro oppure preferisci lasciarti stupire da ciò che ti porterà?
È giusto che i figli ci stupiscano e che non si tracci per loro un percorso già definito dalle proprie aspettative.
Hai già in mente il tuo prossimo libro?
Credo di si, ce l’ho nel cuore, nella pancia e nella mente. Devo dargli vita con calma, perché abbia la giusta vita che ognuno di noi merita di avere!
K.G.