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Reggio Calabria, Falcomatà alla presentazione del libro “Una voce da dentro" di Don Giacomo D'Anna - Ilmetropolitano.it

Reggio Calabria, Falcomatà alla presentazione del libro “Una voce da dentro” di Don Giacomo D’Anna

“Giustizia e misericordia camminino sempre su binari paralleli”

Si è svolta il 25 giugno 2019, presso la Sala “F. Perri” di Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, la presentazione del libro “Una voce da dentro. L’esperienza di una presenza in carcere” pubblicazione curata da Monsignor Giacomo D’Anna, parroco del Santuario reggino di San Paolo alla Rotonda.

Presenti all’incontro Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro– Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale calabra, Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria–Bova, Rosario Tortorella, provveditore vicario dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, il Garante dei diritti dei detenuti, Agostino Siviglia, Il presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto, il sindaco della Città Metropolitana, Giuseppe Falcomatà ed il vice sindaco della Città di Reggio Calabria Armando Neri.

Un incontro emozionante e partecipato che ha raccontato “L’esperienza di una presenza in carcere”, pubblicazione curata da Don Giacomo D’Anna dopo ben 14 anni di servizio come Cappellano della Casa Circondariale di Reggio Calabria.

“E’ straordinario vedere questa sala stracolma ed interessata all’inverosimile. Questo ci fa capire quanto sia importante il percorso di vita straordinario trasmesso giornalmente da Don Giacomo D’Anna” ha affermato il sindaco Falcomatà a margine della presentazione.

“Il parroco reggino – ha spiegato ancora il sindaco Falcomatà – interpreta la sua missione non soltanto come un pastore di anime ma come persona che ha un ruolo fondamentale nella nostra città. Il suo ruolo trasferito su carta e pagine intense da leggere tutte d’un fiato, invece, raccontano di una realtà talvolta nascosta. Il Cappellano del carcere è colui che interviene quando gli altri non vogliono intervenire. Questo ci fa capire che le parole giustizia e misericordia sono due elementi che non possono camminare separati ma devono volgere su binari paralleli in un percorso che è diretto sulla persona e non sul soggetto nella sua accezione di detenuto”.

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