Roma, 08.06.19 – Un’onda umana ha attraversato, oggi, oltre 23 Paesi del mondo per chiedere la tutela dei nostri mari. Da Roma a Londra, da Santiago a Johannesburg in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, centinaia di persone, tra cui volontari e attivisti di Greenpeace, dipinte di blu hanno chiesto ai governi di tutto il mondo un accordo globale per la creazione di una rete di santuari che protegga il 30 per cento degli oceani entro il 2030. Mentre un’onda blu si alzava davanti al Colosseo a Roma, le strade di Dakar, in Senegal, venivano invase da un vero e proprio mare di persone in blu. A Istanbul i bambini si sono riuniti per mandare il loro messaggio per la tutela degli oceani, mentre dal tempio Wat Suthat a Bangkok fino alla moschea Hassan II a Casablanca, le persone si sono mobilitate per chiedere una rete di santuari marini. Dalla spiaggia della Giannella a Orbetello (GR), Greenpeace Italia si si è unita a questo movimento globale con un’onda e un cuore fatto da volontari “dipinti di blu”. «I nostri oceani si trovano ad affrontare una crisi profonda: dalla plastica al cambiamento climatico, le attività umane stanno provocando dei danni all’ecosistema marino che rischiano di essere irreversibili. Sono necessarie azioni immediate e una precisa volontà politica per salvare i nostri mari e i suoi abitanti. Oggi in tutto il mondo le persone chiedono ai governi seduti alle Nazioni Unite un accordo globale per gli oceani che ne garantisca la loro reale tutela», ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. In favore dei nostri mari anche numerosi “Ambasciatori degli Oceani”, personaggi pubblici come il premio Oscar Javier Bardem, l’attrice cinese Li Yifeng e l’attrice inglese, premio Oscar, Helen Mirren, che ha dichiarato: «Pesca eccessiva, cambiamento climatico, estrazioni minerarie e inquinamento da plastica: i nostri Oceani sono sotto assedio. Ma adesso insieme abbiamo la possibilità di salvarli». E proprio oggi si conclude all’Argentario il tour di Greenpeace, in collaborazione con i ricercatori del CNR-IAS e della Università Politecnica delle Marche, MAYDAY SOS Plastica che per tre settimane, ha attraversato il Mar Tirreno Centrale per monitorare il livello di inquinamento da plastica dei nostri mari. I risultati dei campionamenti verranno diffusi tra alcuni mesi ma la situazione appare già drammatica se consideriamo che quella visibile è solo una parte del problema. Grandi quantità di microplastiche non individuabili a prima vista arrivano dai fiumi, soffocando i nostri mari. L’unica strada percorribile è quella di ridurre la produzione della plastica a monte, iniziando dall’usa e getta.