In questi giorni abbiamo letto le analisi politiche del voto europeo in tutte le sue più ampie e personalizzate sfumature, notando come dalle cronache cittadine, non risulti nessun perdente e tutti, più o meno, abbiano dedotto elementi di positività dal voto collettivo. Mi ero sinceramente ripromessa di non entrare in questa diatriba che, obiettivamente, non credo interessi molto alla gente di Reggio ma, davanti ad alcune affermazioni sconcertanti e ricche di ipocrisia, diventa difficile rimanere in silenzio e subire mortificazioni oltre ogni limite alla nostra intelligenza. Quello che nessuno è riuscito a dire è che la gente di questa meravigliosa ma martoriata provincia reggina, è stufa di vedersi “sedurre ed abbandonare”, è stufa di essere umiliata da quelle istituzioni che invece dovrebbero prodigarsi a tutelarla in ogni circostanza possibile. Le elezioni trascorse ci dicono una cosa sola e molto chiara: come stanno le cose non vanno affatto bene e chi predica il contrario è sicuramente in mala fede. E su questo punto mi soffermerei perché, a mio avviso, è il male che negli ultimi anni ha colpito maggiormente Reggio Calabria e di cui, in queste ultime ore, se ne avvertono i sintomi maggiori. Ascoltare le dichiarazioni della maggioranza politica che negli ultimi cinque anni sta governando palazzo San Giorgio che, riunitasi dopo il voto per chiarire i malumori interni, parla di “rush finale” e di “coesione granitica” e definendo l’accaduto al Consiglio comunale per l’approvazione del Bilancio consuntivo un “incidente di percorso” causato da “superficialità”, è un offesa umiliante che i reggini non meritano. Non lo merita quel 60% che nel 2014 diede ampia fiducia alla componente politica di Falcomatà e non lo merita il rimanente 40% che all’ora ne aveva compreso SOLO le incapacità amministrative ed organizzate, non quelle umane che invece scopriamo oggi. Ma con quale sfrontatezza si può definire con queste semplici parole la tragedia sfiorata di quel Consiglio comunale che, e qui esprimo un concetto evidente, senza la presa di “coscienza” del consigliere Nino Matalone avrebbe consegnato nuovamente la città ad un commissariamento forzato che Reggio, questa volta, non avrebbe potuto sopportare. Sia chiaro, Matalone è protagonista di un percorso politico a Palazzo San Giorgio molto discutibile fra le fila della minoranza e, spesso, non è sembrato affatto essere in linea con quei programmi che un Cdx, apparso spesso in evidente difficoltà, aveva pensato poter realizzare o, almeno, provare in parte ad affrontare. Un atteggiamento che risulta essere sconcertante, tornando all’approvazione del rendiconto di gestione per l’esercizio 2018, è l’omessa crisi di assunzione di responsabilità evidenziata dal sindaco e da alcuni dei suoi consiglieri comunali che, davanti ad un impegno essenziale per il prosieguo delle attività fondamentali della comunità cittadina, hanno “DISERTATO” consapevolmente ai lavori del 24 maggio u.s. assumendosi, di fatto, la paternità dell’eventuale scioglimento del comune reggino. Una presa di posizione interna assunta in maniera irresponsabile dai semplici consiglieri ma, e qui diventa incomprensibile, sottovalutata (forse in maniera consapevole?) dal primo cittadino che, mentre la “sua”amministrazione stava sprofondando quel giorno in aula nell’oblio più assoluto, Falcomatà su facebook augurava a tutti il “Buon pomeriggio da Oslo dove si è appena concluso Urban Future…”. Ma allora, giustamente, i reggini si chiedono: come si può minimamente pensare di andare ad Oslo, per carità capitale meravigliosa, a parlare di mobilità urbana quando a Reggio Calabria il comune è ad un passo dal baratro e si parla di bilancio consuntivo? Non conosceva la data del consiglio convocato, o forse non sapeva dei malumori, gravi, fra alcuni dei suoi “fedelissimi” esponenti eletti, tanto da pensare che fosse più importante partecipare ad una conferenza internazionale dall’altra parte del mondo invece che presidiare la seduta più importante della sua consiliatura a Reggio Calabria? Perché non delegare, come spesso è accaduto, qualcun altro a rappresentare la città ad un evento sicuramente interessante? Non possiamo sapere se l’assenza del sindaco è stata casuale o decisamente calcolata, ma sicuramente è apparsa come un gesto di disaffezione nei confronti di Reggio Calabria, ed il ribadire successivamente, come se nulla fosse accaduto, di essere pronti ad affrontare “pancia a terra” lo scorcio restante di legislatura allo scopo di una riconferma popolare, appare alquanto irrispettoso ed offensivo, soprattutto, lo ribadisco, verso i molti elettori che tanta fiducia in lui avevano malriposta. Di certo, e non è pensiero solo di chi scrive, le prossime urne cittadine decreteranno una scelta in assoluta controtendenza con quella che nel 2014 spalancò le porte di Palazzo San Giorgio all’attuale “scompagine” di maggioranza.
Prof.ssa Arch. Ersilia CEDRO