Una studentessa universitaria, è morta in maniera orribile, precipitando in una scarpata profonda 30 metri mentre si sporgeva per scattare un selfie. La vittima, A.N., una studentessa universitaria di 20 anni del South Dakota, aveva raggiunto con i compagni di classe della Briar Cliff University di Sioux City, Iowa, ieri mattina la Ozark-St. Francis National Forest in Arkansas, uno dei luoghi più iconici degli Stati Uniti. Un sentiero di 5 km fiancheggiato da fiori selvatici e una cascata conduce alla formazione rocciosa, che ha la forma di un becco d’uccello, un promontorio roccioso che si affaccia su un “orrido” di 30 metri. Farsi una foto su quelle rocce rappresenta un’attrazione irresistibile e infatti, sia pure con la massima prudenza, si è scattata un selfie con lo smartphone quando, ha perso l’equilibrio ed è caduta nel vuoto. Il Buffalo Outdoor Center mette in guardia sul suo sito web dei pericoli della zona. “Attenzione: si prega di fare attenzione in questo settore. Una foto del panorama può essere una cosa carina, ma anche pericolosa “, si legge nel loro sito web. La scuola ha pubblicato una foto del memoriale di Ms N., scrivendo su Facebook. Ms N. era una “appassionata di scienze ambientali, studentessa esemplare oltre un importante membro della squadra di pallavolo dell’università”. La vicenda qui raccontata sembra incredibile, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Nel senso che mai e poi mai vorremmo credere che qualcuno sia morto per scattarsi il selfie “perfetto”. Eppure è accaduto. Perché se in fondo può essere una bella sensazione guardare il proprio selfie e accorgersi di aver dato vita a un’opera fantastica, può essere altrettanto sciocco perdere la vita per scattare un selfie che non vedremo mai. Un selfie non dovrebbe mai costare la vita a nessuno. Uno studio choc rivela che fra il 2011 e il 2017, sono morte accidentalmente 259 persone durante lo scatto di selfie.
c.s. – Giovanni D’Agara