“Quali sono gli intendimenti della Regione rispetto al futuro del CORAP (Consorzio Regionale per lo sviluppo delle Attività Produttive), ente nato dall’accorpamento nel Consorzio Asi di Catanzaro degli altri quattro Consorzi su base provinciale? Esistono in previsione – seppur nei pochi mesi che ormai ci separano dalla conclusione di questa legislatura – un orientamento di massima o un progetto di rilancio? Perché manca ancora un piano industriale? Per quali ragioni a distanza di anni non è stato ancora approvato lo Statuto dell’Ente benché si sarebbe dovuto procedere a tale adempimento sin dal 2016? Come mai i lavoratori attendono le loro spettanze economiche relative a quattro mensilità?”. Sono alcuni dei quesiti posti dal consigliere regionale Alessandro Nicolò in un’interrogazione (con richiesta di risposta scritta) al Presidente della Giunta regionale nella quale “stigmatizza fra le tante criticità l’incertezza lavorativa dei dipendenti che a fronte di prestazioni effettuate non hanno percepito il corrispettivo economico ed il pericolo di un blocco delle attività, per ragioni di legittima protesta, con ripercussioni sulla gestione dei depuratori e sulle attività di bonifica”. “Le lapalissiane carenze riscontrate – in primis l’assenza di un piano industriale, fondamentale strumento di programmazione e pianificazione – confermerebbero lo stato di confusione in cui è stato deliberatamente relegato l’Ente pubblico economico e strumentale della Regione Calabria deputato (ancora sulla carta!) ad esercitare su base unitaria regionale le funzioni attribuite dalla L.R. n. 38/2001 agli enti consortili; le funzioni di legge, nazionali e regionali; e quelle delegate con carattere di strumentalità, afferenti le attività produttive ed economiche, industriali e dei servizi”. Nell’effettuare un excursus storico, l’esponente politico richiama che “Proprio al fine di assicurare un esercizio unitario delle funzioni amministrative degli enti pubblici regionali già con legge regionale n. 24 del 2013, si era provveduto al riordino degli stessi e all’accorpamento delle cinque ASI in un unico ente. Con decreto n. 115 del 29.06.2016 del Presidente della Giunta era quindi stato istituito il Consorzio Regionale per lo sviluppo delle Attività Produttive con il conseguente cambio della denominazione”. “Un intervallo di tempo inspiegabile – rilancia l’esponente politico di Fratelli d’Italia – considerato che nonostante siano trascorsi tre anni dalla nomina del primo Commissario, il Corap risulta a tutt’oggi confinato in un limbo poiché l’incertezza ad utilizzare direttamente le strutture depurative di cui dispone e le altre infrastrutture produttive ne condizionano una razionale e seria valutazione, tanto dei costi quanto dei ricavi; e che l’Ente versa da anni in uno stato di crisi finanziaria e di liquidità, tale da non poter far fronte agli impegni essenziali e tra questi il pagamento degli stipendi e degli oneri diretti e riflessi. A destare inquietudine poi l’orientamento che sarebbe emerso nel corso di un tavolo dove la Regione avrebbe richiesto ai rappresentanti sindacali la preventiva disponibilità ad una riduzione degli stipendi dei lavoratori”. “Alla luce delle determinazioni del Consiglio regionale che nell’ultima legge finanziaria, ha assegnato nel periodo 2019/2021, l’importo annuo di 3.000.000 euro per far fronte al disavanzo di bilancio del CORAP per garantire così la sostenibilità dell’Ente” – il consigliere regionale Alessandro Nicolò interroga il Presidente della Giunta per sapere: “i motivi per i quali l’Ente di maggioranza del CORAP, ovvero la Regione Calabria, non liquida a favore dello stesso le somme assegnate in bilancio, assicurando in tal modo, in primo luogo, il pagamento degli stipendi degli oltre 100 dipendenti; se risponde al vero che i gestori (privati) degli impianti di depurazione (Gioia Tauro, Crotone, Lamezia) non versano nelle casse del CORAP quanto contrattualmente stabilito e quantificato in milioni di euro solo per la piattaforma di Gioia Tauro, a gestione IAM, dove confluiscono ben 18 Comuni della Piana; ed infine le ragioni per cui gli impianti di depurazione di cui dispone il CORAP e che potrebbero certamente far vivere l’Ente, non vengono gestiti direttamente dallo stesso CORAP”.