Viceministro Del Re: eccellenza italiana che fa scuola
(DIRE) Roma, 28 Mar. – “Rilanciamo la proposta dei corridoi umanitari: un progetto europeo di cui l’Italia può essere capofila”: così Paolo Naso, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) è intervenuto durante la conferenza stampa all’aeroporto di Fiumicino, per accogliere i 54 profughi siriani arrivati attraverso i corridoi umanitari. Queste famiglie sono partite dal Libano, dove hanno trascorso un periodo nei campi profughi. Secondo il presidente Fcei, alla luce “degli ottimi risultati ottenuti”, i corridoi umanitari andrebbero adottati come modello europeo: “Abbiamo proposto di estenderli come ponte tra Italia e Libia perche’ – ha aggiunto Naso – occorre una via legale per fare arrivare qui le persone in situazione di vulnerabilità”. Il piano, lanciato da Fcei, Comunità di Sant’Egidio, e Tavola Valdese in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, dal 2015 ha permesso di far arrivare in tutta sicurezza 1.475 persone. A tutti, hanno sottolineato i portavoce del progetto, è stata offerta assistenza legale, ospitalità e un sostegno nel percorso di integrazione in Italia. “I corridoi umanitari sono un’eccellenza italiana, un’idea che anche la Francia e la Germania stanno cercando di replicare” ha detto all’agenzia ‘Dire’ Emanuela Del Re, viceministro agli Affari esteri. “L’idea è quella di portare in Italia solo persone che provengono da gruppi vulnerabili permettendo loro di viaggiare in sicurezza, e con un percorso di accoglienza prestabilito”. A spiegare il metodo di selezione nel paese di origine ci pensa Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope, il progetto della Fcei per i migranti profughi e rifugiati: “Ci vengono indicati i casi di persone vulnerabili, quindi registriamo le domande e facciamo quattro colloqui con le persone, raggiungendoli a casa o nei campi profughi, al fine di conoscerli meglio”. Emozionante l’arrivo delle famiglie siriane all’aeroporto internazionale Leonardo da Vinci: molte di loro erano attese dai propri cari, già arrivati precedentemente in Italia. Ora i 54 siriani saranno assistiti da associazioni, parrocchie e comunità in diverse regioni italiane per essere inseriti in un percorso di integrazione. Tale piano, hanno spiegato gli operatori, prevede l’apprendimento della lingua italiana, l’inserimento scolastico per bambini e giovani e l’avvio al mondo del lavoro per gli adulti. (Est/ Dire) 15:52 28-03-19