Dall’aumento delle pensioni minime all’inserimento degli agricoltori tra categorie che svolgono mansioni gravose, le proposte al Governo dell’Associazione nazionale pensionati
Occorre tutelare il reddito dei pensionati, farlo in fretta e in modo efficace. Anp, l’Associazione nazionale dei pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, lancia il suo appello al Governo presentando la sua proposta di azioni concrete e indispensabili. Nel dettaglio, Anp-Cia torna a ribadire la sua richiesta di adeguamento nell’arco di tre anni, delle pensioni minime a 650 euro (oggi 513,01) come previsto dalla Carta sociale Europea. Del resto, in agricoltura -spiega, infatti, Anp- sono circa 700 mila i pensionati interessati che, pur avendo superato i 70 anni, continuano a lavorare nei campi per avere un reddito dignitoso, ma non favorendo in questo modo il ricambio generazionale (il 41% degli imprenditori agricoli ha un’età superiore a 65 anni). Inoltre, si fa stringente l’urgenza di inserire gli agricoltori (Coltivatori diretti e Iap), tra le categorie dei lavori usuranti, affinché usufruiscano di anticipi pensionistici senza penalizzazioni (APE Sociale). Secondo l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani, serve rivedere anche, e definitivamente, dopo oltre 20 anni di interventi contraddittori, l’impianto normativo di indicizzazione delle pensioni al fine di giungere ad un sistema di perequazione certo e rispondente alle concrete necessità di spesa derivanti dalle dinamiche inflattive. Ciò adottando anche il sistema IPCA (l’indice dei prezzi armonizzato per tutti i Paesi dell’Unione europea) anziché il FOI (l’indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati), con un paniere che tenga conto dei reali consumi degli anziani, ovvero, beni alimentari, trasporti. Infine, Anp-Cia chiede la riduzione del carico fiscale sui pensionati tra gli 8 ed i 28 mila euro annui, armonizzandolo con quello del lavoro dipendente. Oggi il pensionato con un reddito intorno ai 15.000 euro paga, una imposta pari a 2.153 euro, mentre l’IRPEF dovuta sullo stipendio è pari a 1.886 euro, con una differenza di 267 euro a causa di detrazioni inferiori rispetto al lavoro dipendente. Questi i punti al centro della recente riunione di Giunta Anp-Cia che aveva all’ordine del giorno l’urgente riflessione sull’annosa questione legata al reddito dei pensionati, anche alla luce dell’ultimo provvedimento del Governo in materia di “pensioni di cittadinanza” e “Quota 100”.