Nicolò: Il Porto di Gioia Tauro serve mettere in atto una serie di azioni nevralgiche per il rilancio e lo sviluppo dell’intera area

“In merito al Porto di Gioia Tauro serve mettere in atto una serie di azioni nevralgiche, da tempo solo annunciate, prima fra tutte l’attuazione dell’Accordo di programma quadro firmato nel 2016, condicio sine qua non per il rilancio e lo sviluppo dell’intera area che, altrimenti, rischia di scivolare verso un declino inarrestabile, vero punto di non ritorno”. È quanto afferma il consigliere regionale Alessandro Nicolò che stigmatizza come “la condizione di perdurante crisi sia indissolubilmente connessa alla protratta inerzia rispetto a politiche di sviluppo – oggetto della programmazione negoziata tra Regione e Governo – la cui assenza non solo ha pregiudicato nel breve periodo le potenzialità di crescita ma ha anche messo in discussione l’esistente con una significativa contrazione del traffico container e la perdita di posti di lavoro – mentre allo stato si minacciano nuovi esuberi”.

Gli interventi per lo sviluppo territoriale, i finanziamenti, gli investimenti e le opere necessarie per il conseguimento degli obiettivi di crescita anche di lungo periodo sono al palo. Vedi la riorganizzazione del retroporto: il rigassificatore, il bacino di carenaggio, lo spacchettamento doganale di quote di containers mentre quello che costituisce il più grande terminal per il transhipment presente in Italia e uno dei più importanti hub del traffico container nel bacino del Mediterraneo, continua a perdere quote di mercato significative a vantaggio di altri porti competitor. Nell’ultimo arco temporale Genova e Trieste hanno registrato un segno più nei volumi di traffici, dato che certifica come la crisi del settore non sia globale ma specificatamente limitata allo scalo calabrese”.

“Il porto continua a languire nonostante la dotazione infrastrutturale, le caratteristiche fisiche (i fondali profondi adatti anche ad accogliere grandi navi), la rilevanza delle aree disponibili e la collocazione sul territorio continentale tale da consentire un collegamento diretto con la rete terrestre europea. Tutte pre-condizioni che avrebbero dovuto favorire una politica capace di assecondare e incoraggiare un’indiscussa posizione di vantaggio”.

“Né giova l’attuale paralisi politica sulla Zes, definitivamente approvata ad aprile dello scorso anno e poi ratificata dal Governo a maggio. Un ‘parto’ lungo e travagliato rispetto ad opportunità di crescita ancora lontane nella concreta attuazione. Eppure dalla Zona economica speciale discenderebbero grandi vantaggi: incentivi agli investimenti, agevolazioni, esenzioni fiscali, deroghe alla regolamentazione ordinaria dei contratti di lavoro, semplificazione amministrativa, introduzione di procedure snelle e veloci”.

“Su Gioia Tauro serve una chiara strategia di sviluppo ed occorre che il Governo tenga fede a quanto concordato in sede di programmazione negoziata. Il porto deve andare oltre il transhipment ed occorre una programmazione funzionale ad aumentare i volumi commerciali e di traffico, ad attrarre capitali, soprattutto esteri, e incoraggiare l’insediamento delle imprese. Infine – conclude l’On. Nicolò – va superato il commissariamento dell’Autorità portuale e vanno individuati immediatamente misure e strumenti atti a salvaguardare i posti di lavoro minacciati da una crisi che sembra irreversibile e che innescherebbe una vera e propria pericolosa deflagrazione in un tessuto sociale ed economico già pesantemente avvilito e in affanno”.

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