Un atto dovuto alla memoria di una integerrima servitrice dello stato che, nel compimento del proprio dovere, è caduta per mano vile e criminale. Un atto dovuto verso una famiglia che con onore e dignità encomiabili non hanno mai smesso di urlare alle istituzioni che il loro dolore immenso non è frutto di un gesto disperato ma la conseguenza di un vero e proprio delitto, con tanto di mandanti ed esecutori. Un atto dovuto verso le istituzioni dello stato che protagoniste di questa triste vicenda devono ritrovare la fiducia dei cittadini nelle loro azioni a tutela della sicurezza e della legalità dell’intero Paese. L’interpellanza depositata venerdì scorso alla Camera dei Deputati, come già anticipato personalmente ai genitori, ha una direzione univoca: la ricerca della verità sull’omicidio dell’agente penitenziario calabrese Sissy Trovato Mazza, avvenuto in circostanze misteriose e che, vergognosamente, dopo due anni è ancora insoluto. Dopo l’iniziale superficialità e negligenza con cui sono state avviate le indagini su quanto accaduto, la tesi del suicidio ha lasciato posto a quello che la famiglia della sfortunata agente ha sempre sostenuto iniziando a verificare, con la dovuta attenzione, le dettagliate e puntuali denunce fatte dalla Trovato Mazza su vicende riguardanti colleghe e detenute. Gli ultimi elementi emersi della vicenda mostrano responsabilità di una gravità inaudita verso chi sapeva e non ha agito, forse per negligenza o forse no, ed una dinamica di quel tragico giorno che sembra condurre il ragionamento inquirente verso una vera e propria trappola mortale. Il Governo oggi viene chiamato con i suoi ministeri competenti a fare tutto il possibile affinché la verità venga raggiunta e che i responsabili materiali e morali di questo orrendo omicidio siano assicurati alla giustizia con pene esemplari. Ho chiesto, inevitabilmente, anche una doverosa ed attenta verifica su eventuali elementi di incompatibilità ambientale che sembrano emergere nei confronti di addetti ai lavori della Procura di Venezia, competente per le indagini del caso, e che, se confermati, dovranno determinare uno spostamento del processo ad altro distretto. E’ dovere delle istituzioni rispondere al dolore dei familiari con la ricerca della verità, una risposta che non può alleviare un dolore così grande ma che può restituire la dignità che merita ad una servitrice dello Stato caduta in servizio per mano vigliacca, forse “amica”.