Due cittadine italiane, C.I., di anni 36, e L.R.C., di anni 57, entrambe residenti nella provincia di Catania, sono state denunciate, nella notte tra Sabato e Domenica, per interruzione di pubblico servizio. Tutto ha inizio intorno alle ore 20.00 di Sabato 2 Febbraio u.s., quando, a bordo Di un treno regionale che stava viaggiando lungo la tratta Melito Porto Salvo (RC) – Paola (CS), due donne danno in escandescenze, spaventando non poco gli altri viaggiatori, fra cui molti bambini. La più giovane, in precario equilibrio dovuto allo stato di ebbrezza, avendo necessita di andare in bagno, spazientita per l’attesa, iniziava a battere i pugni contro la porta e ad imprecare senza ritegno. Dall’interno del bagno, in maniera altrettanto alterata, giungevano le spiegazioni di un’altra donna, che vi si era barricata per sottrarsi al controllo del capotreno, non essendo munita di idoneo titolo di viaggio. Resosi conto della situazione, il capotreno richiedeva l’ intervento della Polizia Ferroviaria. Allertate dalla Centrale Operativa Compartimentale due pattuglie della Sezione di Villa San Giovanni, poco dopo, salivano a bordo del treno, bloccato nella Stazione di Bagnara Calabra (RC).
Con pazienza, atteso che le due donne non erano propense a collaborare, rifiutando di esibire il documento di identità ovvero fornendo false generalità, anche per evitare ulteriori disagi ai numerosi viaggiatori, i poliziotti riuscivano a farle scendere dal treno, che aveva accumulato circa un’ora di ritardo. Sottoposte a controllo sanitario presso la Stazione di Bagnara Calabra da un medico giunto a bordo di ambulanza, le due donne venivano quindi accompagnate negli uffici della Sezione di Villa San Giovanni per gli accertamenti di rito. L.R.C, che continuava a tenere un comportamento ostile nei confronti degli operanti, cercando di darsi alla fuga, per poi sdraiarsi per terra ed aggrapparsi ai piedi delle scrivanie, veniva denunciata anche per resistenza a pubblico ufficiale e false dichiarazioni sulla identità personale.
Comunicato stampa – Questura di Reggio Calabria, 5 Febbraio 2019