«Gli strascichi della vicenda del cosiddetto decreto sicurezza del Ministro Salvini, che ha sollevato l’indignazione di milioni di cittadini e di tanti sindaci, e perfino della Conferenza Episcopale Italiana, consegnano alle cronache il velleitario intervento del colorito deputato reggino Francesco Cannizzaro che, evidentemente in assenza di argomenti di merito sulla questione, propone una sua personalissima ed alquanto spericolata interpretazione, dal chiaro intento strumentale, sulle dichiarazioni rese dal sindaco Falcomatà nel corso del suo ultimo intervento in un talk televisivo nazionale». Lo scrivono in una nota i consiglieri del gruppo comunale Idem, Identità Democratica e Metropolitana, Paolo Brunetti, Francesco Gangemi e Demetrio Marino. «Cannizzaro – si legge nella nota – si guarda bene dal commentare i reali contenuti della legge Salvini, da lui stesso votata alla Camera, e degli effetti negativi che essa produce sulla sicurezza urbana, anche nel nostro territorio, costringendo di fatto ad entrare in un regime di illegalità centinaia di migliaia di persone fino ad oggi in possesso di un permesso di soggiorno e quindi di una regolare residenza, utile anche per eventuali controlli di polizia, ma soprattutto per l’affermazione dei diritti civili e sociali che sono la base per una proficua integrazione della popolazione immigrata. Tentando di saltare a piè pari le questioni giustamente sollevate dal sindaco Falcomatà, e da decine di altri suoi colleghi primi Cittadini di tanti Comuni italiani, Cannizzaro tenta come al solito di buttarla in polemica. Da bravo scolaretto – si fa per dire naturalmente vista la sua scarsa dimestichezza con grammatica italiana – dimostra di saper seguire le orme del signor ministro dell’Interno Salvini, che è arrivato a definire “poveretti” e “fenomeni” i sindaci che hanno sollevato il problema, e utilizza l’unico strumento di chi sa bene di aver torto: l’insulto». «E dunque, tornando brevemente nel merito del suo spericolato comunicato stampa, come può Cannizzaro, lui si vero “superbio” che abbatte a piacimento i paletti della grammatica italiana, interpretare cosi malamente le parole del sindaco? Come fa a non capire che l’affermazione del nostro primo Cittadino, circa le difficoltà di amministrare una Città come Reggio Calabria, deriva proprio dal fatto che la nostra comunità oggi si trova suo malgrado a dover fare i conti con le gestioni fallimentari dei suoi compari del centrodestra reggino, naufragato all’epoca del primo storico scioglimento per mafia di un Comune capoluogo, al termine del decennio che passerà alla storia come il sacco di Reggio». «Senza scomodare arditi paragoni (come Cannizzaro ha fatto citando addirittura Rudolph Giuliani!) è evidente che per amministrare la nostra Città ci vuole non solo una straordinaria passione, quella che sicuramente non manca al sindaco Falcomatà, ma anche tanto amore per la propria terra ed una dose importante di coraggio, necessario a confrontarsi con i cumuli di macerie che il centrodestra ha lasciato dopo l’ultima fallimentare amministrazione conclusasi con lo scioglimento per mafia». «Come dimenticare infatti – prosegue la nota – che quattro anni fa, all’atto dell’insediamento del Sindaco Falcomatà e della sua maggioranza, la Città si trovava sull’orlo del baratro. Con un bilancio in pesante passivo e totalmente ingessato dal piano di rientro, con fonti di finanziamento esterne totalmente bloccate, con una credibilità pari allo zero sul piano dei rapporti istituzionali nazionali e territoriali, sotto organico di personale per ciò che riguarda la macchina burocratico amministrativa e con l’impossibilità di assumere nuovo personale, seppellita da montagne di spazzatura, senza asili nido, senza servizi, senza manutenzione, senza società di servizi sciolte anche loro per infiltrazioni mafiose. Cannizzaro queste cose dovrebbe ricordarle essendo stato lui stesso uno dei comprimari di quella nefasta stagione della quale i cittadini reggini stanno tutt’oggi pagando le conseguenze. E sarebbe anche corretto evidenziare, infine, come il nostro sia un territorio oggettivamente difficile anche per le ingerenze ambientali che lo interessano. Ci riferiamo all’influenza della criminalità organizzata che da decenni tiene in ostaggio il nostro territorio e ne blocca un reale sviluppo. Negare la presenza della ‘ndrangheta, gestita da una sparuta minoranza, che danneggia tutti quanti, sarebbe un favore all’illegalità che un’istituzione, come andrebbe inteso il ruolo di Deputato della Repubblica, non può affatto permettersi. Anzi visto che Cannizzaro è un rappresentante eletto sul nostro territorio ci aspetteremo che la lotta alla criminalità sia in cima alla sua agenda politica. Se così fosse anche lui si accorgerebbe che Reggio Calabria è certamente una Città di frontiera, dove l’impegno e la passione quotidiana, da mettere al servizio dei cittadini, sono qualità che devono necessariamente appartenere al bagaglio valoriale di chiunque si appresti ad amministrare la cosa pubblica. Ed in una realtà come la nostra ha ancora meno senso provare a dare la colpa agli immigrati. Per riprendere le parole di una bella frase circolata in questi giorni sul web “certo se avessimo odiato la mafia come adesso odiamo i migranti”…».