Alle prime ore della mattinata odierna, al termine di articolate indagini supportate da numerosi presìdi tecnologici e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato P.S. di Taurianova (RC), con il supporto dell’omologo Ufficio di P.S. di Cittanova (RC), hanno dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione di misure cautelari n. 8291/2014 R.G.N.R. D.D.A., n. 211/2016 R.G. G.I.P. e n. 5/2016 R.O.C.C. emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei seguenti 8 soggetti, di cui 6 destinatari della custodia cautelare in carcere e 2 della misura degli arresti domiciliari, indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa (cosca di ‘ndrangheta Cianci-Maio-Hanoman operante a San Martino di Taurianova), estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravate dall’aver agevolato la citata cosca di ‘ndrangheta:
(custodia cautelare in carcere)
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C. D., nato a Taurianova (RC) il 24.3.1947;
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G. C., nato a Taurianova (RC) il 9.2.1979;
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F. D., nato a Taurianova (RC) il 14.5.1985;
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M. G., nato a Taurianova (RC) il 29.12.1974;
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F. D., nato a Taurianova (RC) il 14.5.1985;
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C. A., nato a Taurianova (RC) l’1.5.1967;
(arresti domiciliari)
- C. R., nata a Taurianova (RC) il 3.1.1945;
- C. D., nato a Taurianova (RC) il 14.7.1940.
Le attività investigative – coordinate dal Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano PACI e dal Sostituto Procuratore Giulia PANTANO – sono state condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di P.S. di Taurianova all’indomani dell’inchiesta “Vecchia Guardia” che nel 2014 aveva colpito la cosca Cianci-Maio-Hanoman di San Martino di Taurianova (RC), guidata da C. D. cl. 1947. Dopo l’arresto del boss C. D., avvenuto in esecuzione della citata operazione di polizia, l’indagine è proseguita attraverso le intercettazioni dei colloqui in carcere di quest’ultimo con i suoi familiari. Nonostante lo stato di detenzione, C. D. ha continuato ad impartire disposizioni per richiedere a proprietari terrieri, imprenditori e commercianti, il pagamento di somme di denaro e l’acquisizione di beni a titolo estorsivo. L’esistenza e l’operatività della cosca Cianci-Maio-Hanoman è stata accertata in precedenti inchieste della D.D.A. di Reggio Calabria (“Tutto in famiglia” e “Vecchia Guardia”), che hanno fotografato la spartizione del territorio di San Martino di Taurianova, conteso tra due famiglie, ovvero, Cianci e Zappia, che attualmente non risultano in conflitto. Anzi, coesistono esercitando la loro influenza, imponendo estorsioni sulle operazioni immobiliari e attraverso l’antico metodo della “guardiania” sui fondi agricoli. Si tratta in realtà di un potere mafioso esercitato in un contesto essenzialmente agricolo e pastorale. I soggetti coinvolti nell’operazione “Quieto vivere” sono, per lo più, appartenenti allo stretto nucleo familiare di C. D. Questi ultimi, in particolare fratelli, generi e nipoti di C. D., proprio a causa dello stato di detenzione del boss, hanno preso le redini della cosca, rispondendo, però, agli ordini del vecchio capo famiglia. Anche le donne di famiglia, G. C. e C. R., hanno cooperato nelle attività mafiose, svolgendo ruoli di gestione del denaro e amministrazione nell’ambito della cosca, oltre ad essere il tramite di comunicazione dei messaggi del capo famiglia detenuto verso l’esterno. C. D., F. D., M. G., C.R., G.C., F.D. e C.A., sono indagati per associazione mafiosa in quanto ritenuti appartenenti all’articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata cosca “Cianci-Maio-Hanoman”, operante in San Martino di Taurianova (nell’ambito del mandamento tirrenico): C. D., con ruolo di promotore, dirigente ed organizzatore del sodalizio criminale di stampo mafioso, con il compito di gestire le attività estorsive della cosca ed i danneggiamenti, controllare l’opera degli altri affiliati, impartendo disposizioni ben determinate, durante la forzosa assenza del fratello capo cosca C. D., attualmente detenuto; F.D., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione, operare nel settore delle estorsioni e nel settore dei danneggiamenti a mezzo incendio, al fine di indurre la vittima al pagamento di somme imposte dal sodalizio di appartenenza; M. G., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione, con compiti operativi nel settore delle estorsioni; C.R., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, eseguire le direttive dei vertici dell’associazione, con il compito di “cassiera”, essendo deputata a custodire il denaro di provenienza delittuosa, compendio delle attività estorsive del sodalizio mafioso, nonché con il ruolo di intestataria fittizia; G. C., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati e di eseguire le direttive dei vertici dell’associazione; F. D., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati e di eseguire le direttive dei vertici dell’associazione, con compiti operativi nel settore delle estorsioni; C. A., quale partecipe, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati e di dirimere eventuali problematiche e di eseguire le direttive dei vertici dell’associazione, con compiti operativi nel settore delle estorsioni, nonché deputato a mantenere i rapporti di alleanza con la famiglia mafiosa Z. nella spartizione dei proventi derivanti da attività estorsiva ai danni di imprese aggiudicatarie di commesse pubbliche. Con riferimento alle attività estorsive, C. D. si è reso protagonista di un’estorsione consumata ai danni di un proprietario terriero, a cui si presentava come il “guardiano di contrada”, imponendo a lui ed al fattore la “guardiania” di fondi siti a San Martino di Taurianova, e che costringeva a somme di denaro pari ad euro 250,00 mensili. In merito ad un altro episodio estorsivo ai danni di un proprietario terriero (consumato con la riscossione di 250,00 euro mensili), C. D., nonostante fosse detenuto, incaricava il nipote M. G. di riscuotere il denaro; in un momento successivo, a fronte delle difficoltà nell’esazione, interveniva il fratello C. D., il quale aveva assunto le redini e la reggenza della cosca durante la detenzione del boss. C.D., C.D. e M. G. devono rispondere di un’altra estorsione perpetrata ai danni di un imprenditore edile titolare dell’appalto pubblico di rifacimento del marciapiede lungo il tratto di strada che dal bivio della SP01 (ex statale 111) conduce alla frazione di San Martino di Taurianova. In questo caso, C. D., già prima del suo arresto, aveva imposto le proprie condizioni alla ditta esecutrice dei lavori, ancor prima che questi iniziassero. Sicché, la ditta, in via preventiva, subendo il clima di intimidazione ingenerato dalla famiglia mafiosa di San Martino, per evitare problemi di qualunque genere nell’esecuzione di lavori pubblici (danneggiamenti, incendi, furti), veniva costretta a versare una somma di denaro imprecisata, a titolo di tangente, in favore delle “casse” dell’organizzazione mafiosa. Le attività di intercettazione hanno premesso altresì di accertare che: C. D. e M. G. si sono resi responsabili di tentata estorsione ai danni di un privato, costringendolo a consegnare somme di denaro, non riuscendo nell’intento solo per la ferma opposizione della vittima; C.D. e G. C. si sono resi responsabili di tentata estorsione ai danni di un imprenditore operante nel settore florovivaistico, costringendolo a consegnare la somma di euro 5.000,00. Come detto, l’indagine ha fatto emergere anche talune responsabilità in relazione al delitto di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’aver agevolato la cosca mafiosa di riferimento, in quanto C. D., al fine di eludere le disposizioni di legge che consentono il sequestro e la confisca dei beni in materia di misure di prevenzione ovvero per agevolare il riciclaggio dei proventi dell’attività di estorsione ed altri delitti contro il patrimonio, intestava fittiziamente a C. R. la titolarità di vari terreni di grande estensione con annessi fabbricati rurali che, in data 20 giugno 2014, la donna alienava a terzi a titolo oneroso.
Comunicato Stampa – Questura di Reggio Calabria