Si avvicina la vigilia di Natale, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, con tante iniziative legate al tema della Natività, del dono e della festa. A partire da Martedì 18 Dicembre, fino al 13 Gennaio, in Piazza Paolo Orsi, sarà ospitato uno straordinario presepe nella tradizione settecentesca napoletana, opera dell’artista Domenico Carteri. I personaggi, circa un centinaio, sono in argilla modellata a mano, impreziositi da abiti cuciti addosso con stoffe pregiate. L’arte del presepe napoletano si è mantenuta inalterata, nei secoli, come un bene culturale tra i più preziosi tra le tradizioni e il folclore dell’Italia Meridionale, che affonda le sue radici nella teologia e nei rituali religiosi così come anche nei costumi delle popolazioni del Sud. «La tradizione presepiale napoletana si fa’ risalire a Re Carlo di Borbone III», racconta Carteri. «Chiamò gli scultori più famosi del tempo, come Giuseppe Sanmartino e Lorenzo Vaccaro, a realizzare le figure ispirandosi alla gente e a momenti di vita quotidiana comune. I presepi realizzati secondo questa tradizione hanno un valore storico e documentale altissimo, perché rappresentano un’epoca in quadri tridimensionali». Si inaugurerà mercoledì 19 dicembre, alle ore 17.30, nello stesso spazio di Piazza Paolo Orsi, l’esposizione “Il cibo degli dei. Rituali e offerte nei santuari della Calabria greca”, curata dal direttore Carmelo Malacrino e dall’archeologa Daniela Costanzo. Attraverso il percorso tracciato da circa un centinaio di reperti si avrà la possibilità di conoscere le pratiche rituali che comprendevano il cibo offerto alle divinità e gli oggetti utilizzati per il culto dai coloni magnogreci. Nel mondo greco, infatti, si offrivano agli dei sia vittime animali destinate al sacrificio che offerte cosiddette incruente, come ad esempio cereali, frutta, focacce, bevande. Le occasioni per queste pratiche erano le più varie: i sacrifici potevano avere lo scopo di ringraziare le divinità per il successo del raccolto o di una guerra, per propiziare la fortuna di un viaggio o di un’impresa, per espiare un’offesa arrecata agli dei. Il cibo diventava, pertanto, un importante veicolo di comunicazione con il mondo divino, secondo precisi criteri che coinvolgevano la scelta delle vittime o istituivano rapporti privilegiati tra le divinità e determinati alimenti, come la melagrana di Persefone. Statuette, pinakes, vasi figurati, ceramica miniaturistica e modellini di frutti in terracotta sono testimonianze delle pratiche nei maggiori santuari della Calabria greca: da Rhegion a Locri e Monasterace (antica Caulonia), da Rosarno a Vibo Valentia, fino al limite della Crotoniatide rappresentato dal santuario di Apollo Aleo a Cirò Marina. Il progetto rientra nella programmazione del MArRC, che ha aderito al 2018Anno del Cibo Italiano con altre due esposizioni dedicate al cibo in età romana e alle pratiche alimentari nella Calabria protostorica. «Con grande piacere inauguriamo questa nuova esposizione, che con le due precedenti conclude il ciclo con il quale il Museo ha celebrato il 2018 quale Anno del cibo italiano dichiarato dal MiBAC con il MiPAAFT», afferma il direttore del MArRC Carmelo Malacrino. «Il legame della Calabria con il cibo è di tradizione antichissima ed è fortemente radicato. Conoscerlo ci rende consapevoli anche dell’importanza di promuovere la cultura enogastronomica del nostro territorio».