In questa già iniziata campagna elettorale cui solo s’intravedono primordiali proposte e programmi da mettere in campo, urge non omettere in primis lo sguardo che deve unidirezionalmente volgersi a ciò che un territorio come la nostra Reggio è prossima a dover viversi politicamente in una nova ottica di quella che è già la storica dimensione di Città Metropolitana dello stretto. Secondo il mio punto di vista che è un fatto incontestabile, è che inesorabilmente bisognerà ripartire dal famoso punto zero che significa oggi ricominciare a ridefinirla partendo dal suo inestimabile Patrimonio Pubblico al più presto da ripristinare dal punto di vista di una sua programmata rivalutazione innovativa ma inserita in nuovo modello di sviluppo urbano su base culturale. Sono per il futuri politici che guideranno una città da ricostruire come quella di Reggio Calabria, la vera sfida e forse la più ardua obbligatoriamente da vincere se non se ne vorrà decretare la sua inevitabile morte dal punto di vista prettamente sociale di chi la vive. Le politiche di valorizzazione del patrimonio si dovranno inevitabilmente inserire in un più ampio processo di RI-scrittura e valorizzazione territoriale, dove la cultura dovrà assumere un ruolo strategico nella definizione e nell’attuazione della città che si andrà secondo un qualsiasi programma che in ogni caso non potrà trascurare quest’aspetto. Non più una città divisa in tante realtà con esigenze e potenzialità diverse, fatta di un centro egemonico che ma tenga finalmente conto soprattutto delle nostre estese periferie da troppo tempo abbandonate dal punto di vista socio/culturale che non si offendi nessuno, in alcune sue realtà sono diventati dei veri e propri ghetti. Non più una città attraversata da invisibili ma feroci linee di confine che creano mondi separati, circondati da dilaganti vuoti urbani o da spazio deserto di cultura e di presenza delle istituzioni. Il nuovo paesaggio urbano della mia Città, dovrà quindi nascere al contrario proprio da questi confini e dalle sue periferie da riscoprire come nuove e inedite centralità legate tra loro. La cultura quindi come elemento trasversale di ricucitura dei luoghi così come di riconversione dei diversi segmenti della catena di valore e di ricomposizione del ormai da troppo tempo frammentato tessuto sociale, dove alla luce di questo nasce l’urgenza di dare da subito vita a un modello di sviluppo urbanistico inedito forse per la nostra città figlio di una programmazione che deve tra i tanti problemi pratici da risolvere, mettere al centro della pianificazione del nuovo gruppo amministrativo che spero presto possa finalmente governare in modo lungimirante la nostra Reggio Calabria, una tangibile e forte attenzione su tutto ciò che si cela dietro la parola Cultura di cui tanto ne abbiamo bisogno. Tutto questo diventa realtà se si mettono in programma modelli di progettazione degli spazi e di riscrittura delle geografie capaci di moltiplicare le possibilità di relazione e interazione, Reggio quantomeno smetterà di essere una città fatta di porzioni di territorio slegate tra loro e con dislivelli in termini d’investimento culturale, diventando cosi una sperata costellazione di veri e propri “centri” in dialogo tra loro. Nell’ambito di tale processo di re-invenzione della città, le politiche culturali non saranno che un seguito che aiuterà certamente la tanto urgente riqualificazione dello spazio pubblico e quindi una ripresa di una ricomposizione del suo tessuto sociale che non può più attendere. Queste non sono altro che un insieme di azioni che la classe politica Reggina deve far suo in termini di linee e azioni da porre in essa finalizzate all’attuazione e rinascita di una città Metropolitana coesa col territorio dei tanti comuni che ne fanno parte, policentrica, ma soprattutto più aperta. Nell’ambito di tale processo, i presidi culturali e educativi da essere presenti nei diversi quartieri è indispensabile camminino che va’ di pari passo ad un’idea di Città che deve essere atta e veloce nel suo prossimo piano di riqualificazione anche e soprattutto rivolti a quelli concernenti i modelli della gestione e alla definizione del loro ruolo sul territorio. Tali spazi da creare come meri contenitori e di conseguenza luoghi di produzione, d’incontro e relazione, che solo così riattiverà processi di contaminazione urbana con un certo e importante se no fondamentale coinvolgimento attivo delle comunità. La sfida futura sarà riscrivere una geografia culturale nuova nella nostra Reggio, che veda le istituzioni aprirsi ai territori e alle comunità e gli spazi privati, le case, le scuole, i centri sociali, i mercati rifarli rivivere sotto forma di “sedi” di progetto culturale. Una nuova geografia del nostro territorio che non lasci in definitiva indietro nessuno e una mappa senza periferie che sia quella della nuova città metropolitana in via di costituzione e quindi un esempio di strada alternativa a quella della standardizzazione culturale vista e spesso imposta come unico antidoto all’esclusione sociale. La città non dimentichiamolo mai, si dovrà per obbligo aprire non solo al suo interno, ma anche con urgenza rispetto ai territori dell’area vasta che, indicata dal governo come nuova area Metropolitana, devono diventare insieme non una mera entità geografica o giuridica ma una realtà interconnessa e una costellazione di centri in rete collegati non solo dai sistemi di mobilità ma anche da politiche culturali integrate.
Gattuso Maurizio Domenico