Falcomatà: «Mettere fine all’odissea dei pazienti nefrodializzati. In tanti ora gridano allo scandalo, ma stracciarsi le vesti oggi non serve più»

Reggio Calabria – «E’ ora di mettere un punto definitivo a questa assurda vicenda dell’odissea dei pazienti nefrodializzati sul territorio di Reggio Calabria. La condizione alla quale sono costrette queste persone, che devono ogni giorno fare centinaia di chilometri se non addirittura attraversare lo Stretto e recarsi in Sicilia per essere curati, è indegna di un paese civile». Lo afferma il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà commentando l’annosa vicenda dei pazienti nefrodializzati, per i quali i posti individuati sul territorio di Reggio Calabria, risultano da anni insufficienti. Il primo Cittadino nelle scorse settimane ha avuto modo di incontrare alcuni dei pazienti insieme ai riferimenti territoriali delle associazioni che li rappresentano. Alcuni di loro, a metà del mese di luglio, erano perfino arrivati a dichiarare la propria volontà di interrompere i trattamenti di cura.

«Mi fa piacere che su questa questione in molti oggi sembrino essersi ridestati dopo un lungo torpore – ha aggiunto il sindaco – ma è bene ricordare che questa storia va avanti da lungo tempo e da sindaco, già da più di un anno, ho abbracciato la loro battaglia partecipando ai tavoli tecnici convocati presso la Prefettura che, nonostante gli ottimi auspici, non sono ancora riusciti ad individuare una soluzione definitiva per queste persone».

«Oggi dobbiamo affermare con forza che è necessaria una maggiore concretezza per invertire la rotta e mettere fine al calvario dei pazienti. La Regione autorizzi l’esplicitazione del fabbisogno per consentire di avviare le procedure per l’apertura di un centro territoriale per questi pazienti. Stracciarsi le vesti e gridare allo scandalo è solo un modo per pulirsi la coscienza tentando di riavvolgere il nastro di un film già visto. Ora basta, il tempo è scaduto. La nostra Costituzione afferma il principio di sussidiarietà orizzontale: laddove, per evidenti limiti, ritardi e pastoie burocratiche, non può arrivare il pubblico, può intervenire il privato. Da tempo suggeriamo di valutare questa opzione e verificare se a Reggio ci siano le condizioni per la realizzazione di una struttura sanitaria privata da accreditare, che dia immediato ristoro a questi pazienti, in attesa che siano risolte le questioni burocratiche che impediscono di arricchire l’offerta sanitaria pubblica. Anche perchè è bene precisare che al momento, i pazienti reggini che si recano a Messina per le proprie terapie, non si curano in una struttura pubblica ma in un centro privato che funziona perfettamente. Oggi anche a Reggio Calabria serve una risposta immediata ed urgente. Il tempo è scaduto».

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