Reggio Calabria, Falcomatà a Pellaro chiude il cerchio

Il disegno della toponomastica pellarese si completa con la valorizzazione e conservazione dell’arco di Nesci

Reggio Calabria 30 luglio 2018 – Si è tenuta a Pellaro, nella serata di sabato scorso la cerimonia di intitolazione della Via Francesco Saverio Campolo [1896 – 1941, Medaglia d’Oro al Valore Militare], nell’ambito delle attività di riordino della toponomastica del territorio del Comune di Reggio Calabria. Il popolo quartiere a sud di Reggio Calabria vedrà finalmente sostituire le indicazioni delle   traverse che si diramano dalla centrale via Nazionale, finora segnalate  con lettere progressive, con i nomi dei tanti personaggi che hanno contribuito alla crescita della comunità mediante il loro apporto culturale, politico –sociale, lavorativo,  nei campi più svariati. Nel corso del convegno organizzato nell’ambito del Taranta Wine Fest per la presentazione del libro “Toponomastica di Pellaro” scritto su input dell’assessore Giuseppe Marino dall’urbanista Giovanni Marcianò con la collaborazione del professore Giuseppe Cantarella, Presidente della Commissione Toponomastica, sono state illustrate –  nella stessa serata di sabato – le scelte che l’Amministrazione Comunale ha compiuto per le intitolazioni delle strade del centro di Pellaro. Come lo stesso sindaco Giuseppe Falcomatà ha avuto più volte modo di commentare: “passo  dopo passo si  ricostruisce  il percorso storico, le vicende  fondanti e si rinsalda la memoria collettiva costruendo una identità condivisa che si trasforma in riferimenti per le giovani generazioni”. E proprio in quest’ ottica  si inserisce una precisa volontà del sindaco  che riguarda l’arco di Nesci  annunciata dal primo cittadino stesso proprio a ridosso del sopralluogo effettuato prima dell’inizio del convegno. La via nazionale di Pellaro, intitolata originariamente a Vincenzo Nesci, incontra la via Lume, che conduce alla colline pellaresi, proprio con l’arco di Nesci. Si tratta di una struttura in pietra realizzata per superare i dislivelli topografici, che consentiva il trasporto di acqua, da e per la contrada di Ribergo, elemento che ha agevolato  l’irrigazione delle colture di bergamotto anche lontano dai corsi di acqua e lo sviluppo di una florida agricoltura. “Un baluardo dell’antica civiltà contadina e un predisio di testimonianza e memoria che deve tornare al suo splendore” dichiara Falcomatà. Già questa mattina in giunta il sindaco Falcomatà ha dato mandato di  tirare fuori dai cassetti della vecchia progettazione comunale il percorso di valorizzazione e conservazione dell’arco, da aggiornare,  per affidarlo  immediatamente alla  sua compiuta realizzazione. “Non si tratta solo di recuperare la memoria ma occorre nel contempo risolvere un atavico problema di sicurezza della viabilità che interessa la zona di Lume a causa dei pericoli che potrebbero scaturire dal mancato consolidamento dell’opera”  ha concluso il sindaco.

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