La mia riflessione oggi ha radici in una domanda stupida, banale quanto maledettamente attuale se si tiene conto di quello che è oggi diventato il nostro tanto amato paese Italia. Quindi è forse giunto il momento di domandarsi ma noi, intesi come popolo, nazione, chi siamo? O meglio in quale essere dalle nuove sembianze ci stiamo trasformando? La prima risposta che credo in modo spontaneo potrebbe essere se rivolta al cittadino medio, e che ormai siamo tristemente un agglomerato umano fatto di nervosi e irrequieti individui che come magma ribollente s’indigna pubblicamente ma a uso esclusivamente privato. Non riusciamo più a pensarci, a vederci, a essere un popolo, una nazione, una comunità, anzi mai come ora siamo uniti solo da ciò che odiamo, facciamo lega solo contro qualcuno, ma non ci sentiamo connazionali nella sua vera essenza se solo penso che ad unirci è ormai solo il momento in cui ci ritroviamo a discutere di migranti che come fosse un forte collante, ci fonde nel nome della paura e odio verso chi governa o chi detiene ancora le chiavi del potere mediatico-giudiziario. A livello internazionale il collante è più l’antipatia verso Trump, Macron e la Merkel, che la simpatia verso costoro. Ci sentiamo tutti sotto il tacco di una dittatura governativa, economica, giudiziaria che arriva ad assumere forma di una sorta di fanatismo Occidentale Europeo. Leggevo l’altro giorno in una famosa quanto discutibile testata giornalistica nazionale, un caloroso appello al quale dovremmo tutti dare seguito, che si rivolgeva ai giovani perché siano loro a rifare e ripensare al come debba in futuro essere il paese Italia. Riflettendoci sopra credo che quest’accorata invocazione è pura e semplice utopia, se solo penso che i giovani possano avere la premura di rifare l’Italia. La nuova generazione non sa nemmeno cosa sia il concetto di Patria, non l’hanno mai conosciuta, perché la loro patria è il web, il loro futuro è il mondo, la loro cultura è fatta solo di Erasmus. A voler essere realista, abbiamo quindi da una parte i ragazzi, estranei all’Italia per cause indipendenti dalla loro volontà, quando penso che nessuno oggi non arriva neanche al semplice spiegargli che sono italiani, non gliel’ho spiega più nessuno facendoglielo capire con l’esempio da parte di noi adulti ne tantomeno quest’onere e Onore se lo assume il tanto disastroso sistema scuola Italia. Dall’altra oggi ci sono i migranti, che non vengono in Italia, ma fuggono da casa loro, cercano non la patria di Dante ma il Bengodi, il paese della cuccagna o del benessere, che si chiama Occidente, Europa, Modernità, Televisione, e da ultimo, forse, Italia. Questi sono soggetti estranei alla nostra civiltà ma desiderosi dei nostri consumi, estranei alla nostra storia, alla nostra religione, alla nostra cultura ma conoscitori della nostra Tv e del nostro spettacolino quotidiano fatto di Ong e roba varia. Ci vedono a volte come una sorta di sosta all’autogrill, un corridoio umanitario, un luogo in cui vestirsi, mangiare, avere il telefonino, lavorare e magari poi tentare il passaggio in altri paesi più organizzati. Quindi via libera a quella massa di Italiani che io amo definire alienati, cioè quelli che si contraddistinguono dal rancore che nutrono verso tutto ciò. Questi italiani ormai vivono solo inveendo e comunicano solo per manifestare disprezzo, odio e furore contro gli altri. La storia ci insegna che l’Italia è un paese che ha una lunga consuetudine di guerra civile, di faziosità e lotte campanilistiche, ma stavolta è peggio, perché siamo oggi uniti dal disprezzo, congiunti dall’odio e dalla paura. Vale per tutti, non solo per i nemici che abbiamo difronte. Questa che oggi si definisce la nuova rampante innovatrice classe politica sta secondo me, creando solo fossati incolmabili o quasi, che non ci permettono più di comunicare senza insultarci a vicenda. Mi ci vuole una grande forza d’animo, una sublime cecità, e uno sprezzo del ridicolo, prima che del pericolo, per credere ancora che questa cosa che abbiamo sotto gli occhi è la mia Italia, specialmente quando per assurdo chi la pensa come me è spesso accusato di essere nazionalista xenofobo quando siamo semmai solo parte di un popolo colonizzato dall’alto e invaso dal basso, il vero problema è l’italofobia. Quindi non si tratta di odiare gli stranieri, ma più semplicemente di ritornare ad amare l’Italia e la nostra storica civiltà.
Gattuso Maurizio Domenico