Nessuna via e nessuna piazza a Reggio Calabria per chi abbia professato, aderito e/o supportato ideali, simbologie e rituali riconducibili all’ideologia, ai linguaggi e rituali fascisti o razzisti. Così sentenzia anacronisticamente la commissione comunale regolamenti. Questi inutili e pericolosi atteggiamenti della maggioranza di centrosinistra, fanno sprofondare la Città in un clima surreale, che richiama alla mente gli opposti estremismi degli anni 70/80 che poi sfociarono nei sanguinosi e nefasti anni di piombo. Anni di cui tutti non ne hanno nostalgia e nessuno auspica si possa minimamente ritornare. Pertanto, il Centro Studi Tradizione Partecipazione propone l’intitolazione di una via a Paolo Di Nella e “chiama” il Sindaco di Reggio Calabria e la sua maggioranza sul terreno della pacificazione. Perchè una via per Paolo Di Nella? Attivista del Fronte della Gioventù, movimento giovanile di un partito presente in Parlamento – quindi non certo un reduce del ’43 – morto a Roma nel 1983 il giorno prima di compiere vent’anni, dopo sette giorni di agonia a seguito di una aggressione a colpi di spranga da parte di esponenti di Autonomia Operaia rimasti, ovviamente, impuniti;
perchè quella di Paolo Di Nella fu l’ultima morte riconducibile ai terribili “Anni di Piombo”;
perchè tutti se ne accorsero e vollero fortemente che fosse così, anche nelle Istituzioni;
perchè al suo capezzale accorse Sandro Pertini, politicamente distante da Paolo quanto Paolo era distante da lui;
perchè anche Enrico Berlinguer espresse condoglianze e solidarietà alla famiglia;
perchè anche Walter Veltroni intitolò a Paolo Di Nella un viale di Villa Chigi a Roma.
Perchè una via per Paolo Di Nella a Reggio Calabria?
Perchè come dalla sua morte, che segnava la fine dell’epoca in cui uccidere un fascista non era reato, nacque la Speranza. La Speranza che l’Italia si era finalmente lasciata alle spalle una lunga, triste e antistorica guerra civile fratricida;
perchè l’intitolazione di una via a Paolo Di Nella può essere un segno di quella auspicata pacificazione, ancora oggi all’apparenza impossibile.
Dimostri, dunque, questa amministrazione, che l’emendamento al Regolamento comunale per la toponomastica appena approvato in commissione non è quel che a tutti sembra: una mossa di retroguardia e di “distrazione” dallo stato in cui versa la Città e dai tanti problemi irrisolti e aggravati da questa attuale gestione, intrisa della più polverosa e antistorica ideologia, che si afferma anche a costo e a rischio della memoria condivisa sulla storia, sulle arti, sulla cultura e sulle scienze. Dicano il Sindaco e la sua maggioranza di centrosinistra, raccogliendo la nostra proposta, se Pertini e Berlinguer a lui tanto vicini, molto più che a noi ed a Paolo di Nella, avevano ragione. Oppure dicano chiaramente, a distanza di decenni, negando la pacificazione e la memoria, anche la propria, che essi avevano torto.
Nicola Malaspina – Vice Presidente Centro Studi Tradizione Partecipazione