E’ una storia a lieto fine quella che ha visto un mondo senza muri, nè ponti, nè confini, nè steccati seguire spasmodicamente, passo dopo passo, giorno dopo giorno, le operazioni di salvataggio di 12 giovani calciatori thailandesi e del loro allenatore rimasti intrappolati per intere settimane in una grotta.Una disavventura che ha avuto un prezzo da pagare in termini di vite sacrificate , di paure, tensioni, fatiche. Ma anche una storia che parla di umanità e solidarietà abbracciando la dimensione psicologica e culturale che ci consente, soprattutto in casi di necessità e difficoltà, di uscire dalla dicotomia noi – altri e ci invita ad essere sempre più uniti nel contribuire a creare una comunità solidale con impegno civile . Con serio rispetto .
23 giugno: l’ allenatore e 12 giovani calciatori rimangono intrappolati nella grotta Tham Luang
24 giugno: falliscono i primi tentativi di perlustrare l’ area ma la certezza è che le 13 persone siano tutte vive al riparo in una estremità laterale della cavità
28 giugno: le piogge aumentano costantemente e l’ ingresso nella grotta è completamente sommerso.Le ricerche comunque proseguono incessantemente
29 giugno: viene scavato un foro dall’ alto per tentare di entrare e introdurre cibo
1 luglio: i navy seals thailandesi riescono ad entrare nella grotta
2 luglio: 12 ragazzini e l’ allenatore sono in buone condizioni e si trovano in una zona della grotta fortunatamente rimasta asciutta
4 luglio: cominciano le pratiche di estrazione dell’ acqua in eccesso e le esercitazioni con le maschere fornite per agevolare l’ uscita di tutti i ragazzini
6 luglio: diminuisce la soglia ritenuta indispensabile di ossigeno .L’aria è rarefatta. Un soccorritore volontario thailandese perde la vita
8 luglio: iniziano le operazioni relative alla estrazione.I primi 4 sono fuori
9 luglio: cresce la speranza, altri 4 tratti in salvo
10 luglio: tutti fuori, e’ la fine di un incubo.
Miriam Sgrò