Vivo ad Istanbul da qualche anno, da quando mi sono trasferita qui per il mio dottorato di ricerca nel 2014. Per chi segue e conosce la politica turca sarà facile intuire come queste non siano state le mie prime elezioni in Turchia. Quest’anno, però, ho avuto l’opportunità di seguire gli exit poll e lo spoglio elettorale delle elezioni del 24 Giugno scorso direttamente dalla redazione di uno dei principali quotidiani turchi in lingua inglese, Daily Sabah. Daily Sabah viene pubblicato per la prima volta nel Febbraio 2014 e fa parte del gruppo editoriale Turkuvaz di cui é proprietario l’imprenditore Orhan Cemal Kalyoncu. Oggi, oltre all’edizione in inglese, conta anche quelle in arabo, russo e tedesco: probabilmente, come ci raccontano in redazione, tra qualche anno ce ne sarà anche una in cinese.
La redazione del giornale si trova sul lato europeo di Istanbul, nel quartiere di Balmumcu, non molto distante dai centri in cui si decidono i destini dell’economia turca. La zona dei grandi hotel e delle grosse compagnie, una delle aree di Istanbul che il turista medio difficilmente riesce a raggiungere. Arriviamo intorno alle quattro del pomeriggio, ad accoglierci ci sono alcuni redattori di Daily Sabah che – davanti al classico té turco – ci spiegano come si svolgerà la nostra serata in redazione. C’é grande attesa per queste elezioni, indette con un anticipo di oltre un anno, in redazıone ci si aspetta almeno l’85% di affluenza. Le elezioni sono sempre qualcosa di molto sentito dal popolo turco, questa volta forse ancor di più dato che all’indomani delle votazioni entreranno in vigore i cambiamenti costituzionali decisi con il referendum dello scorso anno, segnando così l’inizio dell’ era del presidenzialismo de facto.
Seguire le elezioni dalla redazione di un giornale turco é un’esperienza interessante e abbastanza insolita per un italiano, tanto più se si pensa alla narrazione corrente in Occidente sulla Turchia e i giornalisti turchi: la Turchia, con 120 giornalisti in carcere, molti giornali chiusi dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016, è ad oggi definita ‘la più grande prigione al mondo per i giornalisti’. Nella classifica mondiale per la la libertà di stampa si trova quest’ anno al 157esimo posto. La storia del giornalismo in Turchia è molto travagliata, storie come queste non appartengono solo alle cronache degli ultimi decenni. Scavando più a fondo negli archivi storici, infatti, si scopre che in realtà il rapporto tra potere e giornalismo in Turchia è sempre stato molto travagliato dalla fondazione della repubblica nel 1923 in poi. Come se non bastasse, i giornalisti in Turchia non hanno mai avuto vita facile: mi vengono in mente giornalisti come Uğur Mumcu, Abdi Ipekçi, Hrant Dink, tutti e tre morti in seguito ad attentati.
La redazione di Daily Sabah, considerato un quotidiano filo- governativo, è abbastanza sorprendente: redattori e giornalisti dalle idee politiche più disparate, persone che provengono da percorsi di formazione tra loro molto diversi, alcuni hanno studiato all’estero e hanno deciso di tornare in Turchia, altri invece si sono formati nel loro Paese d’origine. Diverse sono anche le previsioni che hanno circa i risultati delle elezioni: c’è chi si aspetta una vittoria schiacciante di Erdoğan e della coalizione a suo sostegno, chi invece si aspetta un secondo turno per queste elezioni.
Verso le sei del pomeriggio iniziano ad arrivare le prime proiezioni sui risultati, bisognerà aspettare almeno le 19:30 prima di poterli pubblicare: fino a quell’ora vige infatti il divieto di pubblicazione del Supremo Consiglio Elettorale Turco (YSK). Le prime proiezioni danno già Erdoğan e la coalizione a suo sostegno in ampio vantaggio su quella che sostiene invece Muharrem İnce, suo principale sfidante. Man mano che le ore passano, il divario tra Erdoğan e Ince inizia ad assottigliarsi. Intanto, accanto a me, siede una giornalista greca della testata a tiratura nazionale Real News: anche lei trascrive in maniera meticolosa i primi risultati sulla sua agenda, le serviranno quando poco più tardi si collegherà su skype con la sua testata. In queste elezioni si sceglievano tanto i membri della Grande Assemblea Nazionale quanto il presidente della repubblica: io e la mia “collega per una sera” greca cerchiamo di seguire sul maxischermo i risultati di entrambi gli spogli facendo attenzione a non fare confusione.
La grande sorpresa della serata è vedere il partito di sinistra e filo- curdo HDP superare lo sbarramento del 10% ed entrare nella Grande Assemblea Nazionale. Il suo leader, Selahattin Demirtaş, é in carcere ma questo non ha fermato i suoi elettori dal mostrargli tutto il loro sostegno. In redazione, tra un té fumante e l’altro commentiamo anche questo risultato, unitamente a quello ancora più inaspettato e positivo che ha visto il partito nazionalista MHP affermarsi con l’11, 10%. Intanto arrivano anche i pasticcini e i biscotti: c’è bisogno di sgranocchiare qualcosa insieme al té perché passeranno ancora alcune ore finché i risultati elettorali potranno dirsi certi.
Oltre alla mia amica greca, in redazione ci sono anche altri giornalisti stranieri: di uno riesco a distinguere l’accento americano perché molto marcato. Un redattore di Daily Sabah ci illustra l’organizzazione del giornale, ci parla dei progetti per il futuro editoriale di Daily Sabah e la distribuzione che ha all’estero, ci fornisce anche qualche anticipazione sull’edizione del giorno successivo che sarà sicuramente più ricca del normale, dati i commenti e gli articoli sul risultato elettorale che ospiterà.
I redattori ci mostrano anche un report in tedesco, inglese e turco sul coinvolgimento di Fetullah Gülen e de lla sua organizzazione, Fetö, nei fatti del 15 luglio del 2016: nonostante siano già passati quasi due anni dal tentato colp di Stato, il dibattito nel Paese è ancora vivo e ancora si continua con gli arresti, le misure anti terrorismo e tutti quegli altri provvedimenti con cui si è giustificato il prolungamento per la settima volta dello stato di emergenza in Turchia. Il report ripercorre gli eventi del 15 luglio, il coinvolgimento di Fetullah Gülen in diverse attività criminali in Turchia, l’infiltrarsi della sua organizzazione nei ranghi dell’esercito turco. Per me, che quella notte del 15 luglio e i mesi successivi, li ho vissuti dal vivo qui in Turchia è un po’ come rinfrescare la memoria ricordando le cronache di quei giorni e di quella notte, passata con il rombo degli aerei militari che volavano sopra casa mia. Nelle facce di chi è da meno tempo qui in Turchia leggevo invece un’espressione incredula, come se stessero leggendo la sceneggiatura di un film d’azione.
Torniamo alle elezioni: è quasi mezzanotte, la vittoria di Erdoğan e della sua coalizione é ormai certa: viene eletto presidente con il 52.59% dei voti e ottiene anche la maggioranza assoluta nella Grande Assemblea Nazionale. Una mia amica italiana residente in Germania e suo marito curdo- iracheno mi chiedono delucidazioni sul risultato di HDP: il fatto che abbia superato lo sbarramento del 10% preoccupa un po’ la fazione curda della famiglia. Ne discutiamo assieme, in turco. Uno dei lati positivi dell’avere imparato questa lingua è che davvero offre la possibilità di confrontarsi e dialogare con più popoli del Medio Oriente. Altri miei amici curdi, ma anche turchi, residenti all’estero sono invece felici di questo risultato e ci vedono una buona occasione di dialogo. Aver seguito le elezioni dalla redazione di un giornale turco è stato interessante anche per questo: ho potuto dare notizie di prima mano soprattutto a loro.
La nostra serata a Daily Sabah si conclude così, ci salutiamo con la promessa di ritrovarci di nuovo insieme nella stessa redazione. In strada c’è aria di festa dei sostenitori di Erdoğan: musica, jingle, bandiere del partito, bandiere della Turchia e addirittura anche un paio dell’Impero Ottomano. Qualcuno grida invece alla possibilità che ci siano stati brogli elettorali, dei quali si era già parlato nelle settimane e nei giorni precedenti alle elezioni. Ci penseremo domani, adesso è ora di raccogliere le idee per commentare il risultato elettorale.