Dovevano arrivare i topi fotografati sui mastelli a svegliare una cittadinanza intorpidita, assuefatta al peggio, rassegnata ad un livello di qualità della vita indegno di un Paese industrializzato come l’Italia. Non bastava avere assistito con la raccolta differenziata dei rifiuti in centro storico all’ennesima puntata di quella Corrida che l’Amministrazione Falcomatà sta mandando in onda da tre anni e mezzo in città. La dimostrazione plastica del dilettantismo istituito, l’ulteriore pleonastica prova di una incapacità così ampiamente manifestata da non aver bisogno di ulteriori conferme. Che questa Amministrazione Comunale avrebbe fatto funzionare la raccolta differenziata in una città dove nessuno rispetta più le regole, in cui regna l’anarchia, su un territorio metropolitano completamente abbandonato a se stesso, perché totalmente privo di vigilanza e controllo, è circostanza a cui, però, nessuno ha mai potuto credere. I ratti tra i mastelli sono solo la disgustosa ciliegina sulla torta marcata PD.
Il primo segnale di questo degrado lo si può individuare in quella auspicata ed ancor oggi mai intervenuta nomina del Comandante di Polizia Municipale, figura e ruolo chiave incredibilmente ancora senza un nome. Con la inevitabile conseguenza di avere mortificato un corpo di polizia urbana, annichilito ogni sua funzione e prerogativa di legge. Pratica sostenuta da motivi di ragionevolezza prima ancora che normativi vuole che il cittadino venga sensibilizzato con campagne di informazione, che vadano ben spiegate le modalità di gestione dei rifiuti, e se la stessa cittadinanza, ormai da qualche anno, ha smarrito per strada parte del senso civico, del rispetto delle regole del buon vivere e della educazione, le responsabilità sono di facile individuazione. Ai servizi di Reggio manca tutto il procedimento logico strutturale tipico: sensibilizzazione, informazione, gestione ottimale del servizio, e soprattutto vigilanza e fase sanzionatoria. Il venir meno di uno tra i suddetti elementi inficia già inesorabilmente i risultati, figuriamoci se ognuno di essi lascia a desiderare o manca del tutto. In sostituzione di ciò, ai reggini tocca un Sindaco che li insulta su Facebook con epiteti dialettali poco edificanti, scaricando sulla comunità le proprie gravi responsabilità gestionali, un Sindaco che minaccia sanzioni e vigilanza su un territorio così vasto durante anni in cui non si vede in giro un solo vigile urbano, che mostra video sui social network alle cui immagini certamente non potranno conseguire provvedimenti di alcun tipo. La fase repressivo sanzionatoria è la più importante, perché chi ancora rispetta le regole e paga i contributi vuole sentirsi tutelato e non frustrato; egli pretende che i trasgressori vengano viceversa individuati e puniti. Nel caso contrario sempre meno saranno coloro che seguiranno la via della legalità. Già, la legalità, quella parola di cui è fin troppo facile riempirsi la bocca, con il rischio di farla restare un bel concetto astratto se i suoi stessi principi non si insegnano partendo dalle piccole cose, dal fermarsi con l’auto al semaforo e alle strisce pedonali, fino all’uso responsabile dell’acqua per arrivare allo smaltimento differenziato.
Ma se la città ha fatto un balzo indietro nel tempo solo in minima parte sono responsabili i reggini, e certamente non quelli che soffrono o si indignano ancora oggi nel vedere di nuovo ragazzi in scooter senza casco, marciapiedi occupati da macchine, camion e venditori ambulanti abusivi, e una amministrazione comunale che, preposta istituzionalmente a garantire servizi di pattugliamento e repressione degli illeciti, risultare viceversa non pervenuta. Il servizio reso è gravemente lacunoso, se si pensa che solo una parte dei contribuenti si è potuto dotare dei mastelli e delle buste necessarie allo smaltimento, che è sufficiente anche un breve ritardo nella raccolta delle buste per fotografare immagini di vero degrado per le vie, giusta la densità di popolazione che le abita. I disagi sono figli di una situazione gestionale ed amministrativa il cui standard raggiunge livelli di precarietà mai registrati prima nella città della Fata Morgana e non lascia spazio alcuno ad interpretazioni scaricabarile, ad aneddoti ingiuriosi di sorta, a tempestivi interventi accademici, tavole rotonde o quadrate. Se Reggio non è pronta a fare una buona differenziata i motivi sono chiari: basterebbe smetterla di giocare con i diritti dei cittadini, scendere dal piedistallo autoeretto per provare a dare inizio ed un percorso virtuoso di ripristino delle norme di civiltà. E grava proprio sulle Istituzioni tutte presenti sul territorio il compito di provvedere in tal senso. E chi non ne può più di vedere la città ridotta in questo stato non può continuare solo a lamentarsi, deve recuperarne le redini e governarla con il sacrificio, l’onestà e tutto l’amore che essa merita.
Il Segretario Provinciale – Ernesto Siclari