Sostituire l’essere a parole banali e soprattutto dannose

La mia riflessione oggi riportata in lettere e consonanti parte come sempre da una banale ma sempre valida domanda. Come siamo arrivati a questo punto? Ormai siamo circondati da gente stanca di tutto e nello stesso tempo in possesso di tanto in termini materiale ma che, chissà per quale arcano mistero, tornano ad occupare le strade manifestando dissenso come se tutto fosse invece il contrario di tutto. Per non scrivere di una donna uccisa ogni due giorni, tanto che, si è dovuti ricorrere a un termine che sembrava ormai riposto in cantina ma che invece è sulle cronache di tutti i giorni che è il “femminicidio” portatore della forza dell’orrore e della violenza gratuita e bestiale nei confronti delle donne. Per non scrivere di quelle forme dilaganti di stupide competizioni cui assistiamo quotidianamente in tutti i campi basate principalmente sull’insulto, sull’arte di quell’ostentare cose che il più delle volte non ci appartengono per cultura e modo di essere che ormai prendono forma di provocazioni gratuite. E ancora, pazzi furiosi che imbracciano armi come vendicatori solitari in una sorta di Far West che ripercorre il peggior passato degli uomini senza legge. E soprattutto non posso più sopportare neanche l’idea di ragazzi e genitori che prendono a schiaffi gli insegnanti perché nel fare il suo dovere mette magari un voto insufficiente ad un compito indecente. Ecco da dove nasce la mia domanda sul come e perché oggi siamo arrivati a questo punto, a doverci vivere un ambiente dove regnano sovrani impunità, abuso di potere, ignoranza e arroganza, odio e mancanza di rispetto e regole. Se anni fa’, mi avrebbero soltanto detto che un giorno ci saremmo “ammazzati” su Facebook pur senza mai esserci incontrati lo avrei preso come una delle tante barzellette cui la società attuale sta sempre più assomigliando. Forse siamo da sempre stato questo e semplicemente ora sta emergendo, ma se così fosse è triste da morire il solo riflettere su questo. E’ una sensazione di desolazione, impossibilità di reagire e fermare gli eventi, di sconcerto e paura, la reazione che si può provare vivendo e riflettendo su tutto questo. Quindi è inutile, far finta di nulla, chiudere gli occhi, ma possiamo solo sperare che qualcosa in noi possa come per magia cambiare. Viviamo in un apparente benessere bruciando tutte le tappe, abbiamo una presunta e tanta sbandierata libertà e la stiamo spudoratamente umiliando. Ma evidentemente non ne siamo ancora nauseati abbastanza. Eppure, proprio in questo smarrirci, in questo nulla fatto solo di parole, il più delle volte senza senso, per fortuna ancora ci sono esseri umani che si sforzano quotidianamente per cambiare prima se stessi e poi un ambiente che lo circonda che è l’unica nota positiva che dobbiamo iniziare a incoraggiare in un’inversione di rotta che non ha più tempo. Bisogna ricominciare a non “imparare” a memoria, ma forse imparare a pensare. Non semplici copia incolla ma ricominciare a foggiare creando cosi valore che significa ricominciare a pensare e a “fare solo cose belle” per la società, ma soprattutto, ricominciare a crescere dal punto di vista personale. Alla sete di dimostrare sostituiamo al più presto quella della conoscenza reale e non virtuale in termini di relazioni interpersonali, ma soprattutto in termini di approfondimento culturale. Per me quella parolaccia che oggi non si può più nominare che composta in lettere e consonanti si legge Cultura significa per me anche “cambiare con le parole”. Ecco che allora le parole hanno un peso, hanno uno scopo. Quindi alla “violenza” delle parole che oggi portano quasi sempre odio e notizie false, urge sostituirle con ritrovar valori e forse un po’ di quel silenzio che porta spesso idee da portare avanti, e se poi chi ora sta leggendo pensa che chi scrive è un folle controcorrente, allora sarò per un attimo stupidamente felice, anche perché non posso per natura e modo di essere che andare solo ed esclusivamente in questa direzione.

Gattuso Maurizio Domenico

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