Cannes tra bilanci e resoconti: un successo per l’ Italia

Cannes 2018 archivia l’edizione numero settanta e si proietta in un nuovo decennio, portando con sé  rilevanti novità . Due settimane o poco meno di cinema, la corsa verso la conquista della Palma d’Oro sempre un  po’ spasmodica, la Croisette, tra accenni critici sui film, note sparse, impressioni e aneddoti.Il tappeto rosso sempre più rosso  e iconico, con Sting  che  a fine premiazione, sulle scalinate del Palais, lancia il suo messaggio in bottiglia. E forse non è un caso.”Feci una passeggiata stamattina.Non credevo ai miei occhi.Cento miliardi di bottiglie, portate dalle onde a riva.Sembra che io non sia il solo a sentirmi solo. Cento miliardi di naufraghi.In cerca d’una patria. Invierò un SOS al mondo. Spero che qualcuno riceva il mio messaggio in bottiglia”.

Ore 23.41
Ecco i vincitori.
Palma d’Oro per il miglior film: Shoplifters di Hirokazu Kore-Eda
Palma d’oro Speciale: Le livre d’image di Jean-Luc Godard
Gran Premio: Blackkklansman di Spike Lee
Premio alla Regia: Pawel Pawlikowski per Cold War
Premio della Giuria : Capharnaüm di Nadine Labaki
Premio alla Sceneggiatura (ex-aequo): Alice Rohrwacher per Lazzaro felice e Nader Saeiav e Jafar Panahi per 3 Faces
Premio per l’Interpretazione Femminile: Samal Yeslyamova per Ayka
Premio per l’Interpretazione Maschile: Marcello Fonte per Dogman
Camera d’Or per la miglior Opera Prima: Girl di Lukas Dhont
Palma d’Oro per il miglior cortometraggio: All These Creatures di Charles Williams
Menzione speciale a: On the Border di Wei Shujun

Il miglior film Shoplifters  presentato il 13 maggio  al Festival di Cannes uscirà l’8 giugno 2018 in Giappone. In Francia il film è stato intitolato Une affaire de Famille, mentre il titolo per il pubblico americano rimane Shoplifters.Di ritorno dall’ennesimo furtarello in un supermercato, Osamu e suo figlio incrociano una bambina abbandonata a sé stessa per strada, decidendo di condurla  presso la loro piccola abitazione. La moglie di Osamu comincia a prendersi cura della bimba sino a quando non si scopre che i suoi veri genitori la maltrattano. Nonostante la povertà e la mancanza di legami di sangue, la piccola ritrova la felicità nel nuovo ambiente familiare. .La famiglia, per definizione, non si sceglie. O forse la vera famiglia è proprio quella che si ha la rara facoltà di  poter scegliere?

Doppio riconoscimento anche all’Italia che porta a casa il premio per il miglior attore, consegnato da Roberto Benigni a Marcello Fonte, attore di Dogman di Matteo Garrone, e quello  per la migliore sceneggiatura ad Alice Rohrwacher per il film italiano Lazzaro felice. Dopo un anno, il 2017, senza film italiani , quest’anno si festeggia. In Dogman, Marcello ha due grandi amori: la figlia Alida, e i cani che accudisce con la dolcezza di uomo mite e gentile. Il suo negozio di toelettatura, Dogman, è ubicato fra un “compro oro” e la sala biliardo-videoteca di un quartiere periferico a bordo del mare, di quelli che esibiscono più apertamente il degrado italiano degli ultimi decenni. L’uomo-simbolo di quel degrado è un bullo locale, l’ex pugile Simone, che intimidisce, taglieggia e umilia i negozianti del quartiere. Con Marcello, Simone ha un rapporto quasi simbiotico .

Marcello Fonte : Quarant’anni e una vita  trascorsa  fra le lamiere di una baracca dove chiudeva gli occhi e sognava gli applausi. Calabrese, di un paesino in provincia di Reggio, nato a Melito di Porto Salvo, romano dal 1999, quando ha iniziato, sulle orme del fratello scenografo, a lavorare nello spettacolo. Un  personaggio che sembra uscito da un film di De Sica, i giornalisti internazionali si sono sbizzarriti nella descrizione. Quel suo modo di pronunciare «amooore», mentre si prende cura dei suoi cani è già diventato un tormentone.  Non ci crede ancora di aver vinto.“Certo che lo volevo questo premio, e non l’ho preso subito in mano per godermelo un po’ di più, capita una volta nella vita e ho contato fino a tre – come quando si parla, che forse è la cosa migliore – prima di acchiapparlo”.«Vengo dalle grotte calabresi, da ragazzo non sapevo neppure cosa fosse un cinema», racconta lui. Con Garrone si sono incontrati in un centro sociale di Roma. «Stavo seguendo un progetto di reinserimento di ex detenuti di Rebibbia». Mi son  trovato a sostituire un attore. «Ero quello che sapeva tutte le battute, avevo assistito alle prove».« Con Garrone abbiamo colorato insieme. Anche sporcandoci le mani, nel film c’è sporco vero. Lo ringrazio per aver rischiato puntando su di me».

Consegnato da Chiara Mastroianni il premio per la sceneggiatura (ex aequo con il film di Jafar Panahi) ad Alice Rohrwacher. Autenticità e una tenerezza di rara natura quella che caratterizza  i personaggi della Rohrwacher . Per la giovane autrice è “bellissimo quando si riescono ancora a fare film così liberi da regole di sceneggiature ordinate e precise”. Un insegnamento questo che probabilmente le arriva da una  certa eredità di cinema italiano: “I grandi maestri sono dentro di me come un’eredità che forma la memoria, infatti io penso che solo quando il cinema riesce a formare la memoria è grande cinema”.

MS

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