ROMA – Ne’ col M5s, ne’ col centrodestra. Il Pd ritrova l’unita’ ma prima di presentarsi ancora una volta al Quirinale per la terza consultazione, taglia le funi di ogni possibile alleanza. La relazione di Maurizio Martina mette d’accordo renziani e minoranze e viene approvata all’unanimita’. Esito non scontato, tanto piu’ che la vigilia e’ stata piuttosto burrascosa. Scongiurata la spaccatura, al termine del parlamentino ognuno ha modo di rivendicare la sua vittoria. I renziani perche’ in fondo Martina ha chiuso ai Cinque stelle, anche se Franceschini avverte che non e’ un ‘no’ per sempre e che in futuro sarà inevitabile discutere con loro. Le minoranze, dal canto loro, possono esultare perche’ i renziani accettano il ‘no’ secco di Martina al governo col centrodestra, un “capitale umano”, quello di Salvini, Berlusconi e dalla Meloni, che il Pd non incontrera’ sulla sua strada, anche se lunedi’ al Colle salira’ con “spirito costruttivo”. Alla fine, dunque, Martina la spunta, e chiede alla minoranza di Orlando da una parte e ai renziani dall’altra di ritirare i rispettivi ordini del giorno per dargli mandato pieno fino alla prossima assemblea. Missione riuscita. Ma la data in cui sarà convocato il parlamentino democratico non è affatto ininfluente per valutare se quella siglata stasera in direzione è solo una tregua o una pace piu’ duratura. All’assemblea spetta infatti il compito di definire il mandato a lungo termine di Maurizio Martina. Confermargli l’incarico di segretario, a lui o a un nome alternativo? Oppure indire il congresso? Al termine della direzione, Lorenzo Guerini ipotizza una convocazione entro il mese di maggio. Se sara’ cosi’, la tregua durera’ un mese. Il voto si avvicina in molte valutazioni degli intervenuti in direzione. A cominciare da Andrea Orlando che ha invitato a darsi una linea unitaria, e non quella tracciata dai due timoni. Cosi’- ha detto- si imbarcherebbe molta acqua.
fonte — Agenzia DIRE» «www.dire.it»