Piazza Taksim è da sempre un luogo di ritrovo e di protesta. Il 1 maggio 1977, durante le celebrazioni per la festa dei lavoratori, una mano rimasta ignota sparò sulla folla di 500mila manifestanti. Il caos e l’intervento spropositato delle forze di sicurezza causarono 37 morti. Da allora, fino al 2010, le manifestazioni per il 1 maggio non si sono più potute svolgere in piazza Taksim. Il 2010, è infatti l’ anno in cui Erdoğan revoca il divieto, salvo poi reintrodurlo, nel 2013, con il pretesto di lavori in corso nella piazza.Ma i motivi reali sono ben diversi; martedì 4 giugno 2013 arrivano a Gezi park, migliaia di persone per iniziare una protesta pacifica per tentare di fermare i progetti governativi di demolizione del parco e di costruzione di un centro commerciale. Sono soprattutto giovani, tra i 18 e i 22 anni, è la generazione degli anni ’90 appartenente alla middle class. Molti sono studenti universitari. Tra gli adulti ci sono soprattutto professionisti.Ascoltano musica, ballano, sono sparpagliati su tutta la superficie della piazza. Non accettano la logica che il primo ministro ha adottato, quella di poter decidere dello sviluppo del Paese e delle città senza considerare i bisogni delle persone. “Abbiamo la maggioranza dei voti – dice il governo di Erdogan – quindi possiamo fare quello che vogliamo”. Ma la gente non lo accetta. E ribatte: “Rispettate le nostre preferenze, non potete imporci qualsiasi cosa”.È solo una protesta contro l’idea che la maggioranza dei voti ti permette di fare quello che vuoi, contro questa idea distorta di democrazia. Quella di piazza Taksim non è una rivolta contro un regime. Non ci sono questioni economiche e sociali alla base. Le persone non si radunano come membri di partiti o di organizzazioni sindacali. Ma come singoli individui. E ci tengono ad essere considerati tali.
Oggi le autorità turche, nonostante l’ennesimo tentativo di richiedere l’autorizzazione per usare piazza Taksim, hanno confermato il divieto di celebrare la festa dei lavoratori nella piazza simbolo di Istanbul , peraltro transennata dal 29 aprile. Festeggiamenti spostati nel quartiere di Maltepe, sulla sponda asiatica della città dove la scorsa estate ebbe luogo il più grande raduno recente, in opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, con centinaia di migliaia di persone scese in strada al termine della ‘Marcia per la giustizia’ partita da Ankara. Imponenti le misure di sicurezza predisposte in tutta la Turchia.
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