La sezione per l’Arte del Family officeTosetti Value di Torino, con la collaborazione di CAMERA – Centro italiano per la Fotografia e della Galleria Bianconi, è orgogliosa di proseguire la ricerca Prospettive sul mondo globalizzato, ospitando una selezione di opere su tre importanti industrie americane dell’artista di Manchester, che con il suo lavoro disegna una nuova geografia del pianeta mediata dall’occhio digitale di Google Earth. Mishka Henner si confronta da anni con il mondo reale, guardandolo da una prospettiva irreale. E’ un fotografo, poiché le sue immagini nascono attraverso l’uso di strumenti fotografici, ma non realizza le proprie opere utilizzando la macchina fotografica. Basterebbero questi due paradossi per comprendere il fascino ambiguo della ricerca di questo autore, uno dei protagonisti assoluti del panorama artistico internazionale odierno. Attivo dalla metà degli anni Novanta dopo una laurea in sociologia, Henner guarda il mondo dall’alto, attraverso l’aiuto delle seeing machines: in questo modo, ha la possibilità di vedere porzioni di territorio infinitamente grandi o infinitamente piccole, di avere una visione reale e una visione immaginaria, di conoscere perfettamente le cose che vede, e al tempo stesso di modificarle a piacimento. Lo sguardo satellitare ha, come prima conseguenza visiva e concettuale, quella di eliminare la prospettiva lineare, di spostare radicalmente il nostro punto di vista. Non c’è più, in questo mondo visto dall’alto, l’orizzonte, quella linea che definisce il paesaggio, sulla quale poggia il nostro occhio alla ricerca di un confine e di una certezza. Il mondo si appiattisce, e le prospettive sono distorte, non sono più quelle dell’occhio umano, sono quelle di una macchina che potenzia enormemente le nostre capacità, ma al tempo stesso stravolge le nostre abitudini. Di sicuro, però, ci permette di percepire cose che non riusciremmo a vedere – e dunque a voler conoscere – senza il suo aiuto. E’ questo il passaggio decisivo nella ricerca di Henner: il nuovo sguardo artificiale ci induce a vedere e a domandarci come enormi spazi del nostro pianeta si siano modificati attraverso l’intervento dell’uomo, seguendo di volta in volta le ragioni della politica e dell’economia, insomma della storia recente dell’umanità. Ecco allora il lavoro di ricognizione sulle basi dell’esercito statunitense sparse per il mondo, ecco gli enormi allevamenti di bestiame e gli ancor più grandi giacimenti petroliferi, ecco infine le pale eoliche dell’ultimo ciclo presentato in questa occasione. Tutti veri, tutti ricostruiti: veri perché esistenti – e dunque tali da costringerci a riflettere sui perché e sulle conseguenze dell’esistenza di tali agglomerati, industrie, strumenti -, ricostruiti perché Henner compie sempre un decisivo passo ulteriore. Non si limita a individuare i luoghi e a proporli al pubblico così come appaiono sullo schermo del computer, ma li elabora – li inquadra, fotograficamente – quanto basta per trasformarli in composizioni dal carattere estetico, perché è ben cosciente che i luoghi nei quali verranno esposti sono dedicati alla cultura visiva, richiedono necessariamente un impatto visuale, capace di attrarre e interessare innanzitutto per ragioni di forme e colori; solo successivamente sarà svelata la vera natura dei bellissimi quadri astratti esposti da Henner. In questo vortice ognuno di noi è coinvolto, a decifrare paesaggi senza più orizzonte, terreni trasformati in composizioni geometriche, guardando il mondo con gli occhi di un artista che usa gli occhi di una macchina, ma il cervello di un uomo.