Le misure di prevenzione patrimoniali: chiave di volta ai fini della sconfitta delle organizzazioni criminali

E’ di oggi la notizia della confisca da parte della Guardia di Finanza su disposizione della Corte di Appello di beni per oltre 50 milioni di euro ad un imprenditore reggino, ritenuto dagli inquirenti “partecipe qualificato” delle attività criminali della cosca “Tegano” volte ad infiltrare la gestione di importanti servizi pubblici locali. I provvedimenti di sequestro e confisca di beni nei confronti di appartenenti alle cosche di ‘Ndrangheta o di soggetti ritenuti vicini o comunque ad essa contigui accompagnano ormai ogni attività di prevenzione come ogni attività di repressione posta in essere dallo Stato e dalle sue Istituzioni. A seguito di tale importante operazione che ha assestato un duro colpo alla imprenditoria reggina vicina alla ‘ndrangheta il Prefetto ha rivolto un messaggio di sincero compiacimento e vivo apprezzamento al Presidente e al Procuratore generale della Corte d’ Appello, Luciano Gerardis e Bernardo Petralia, al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Flavio Urbani nonché alle donne e agli uomini dei Reparti che hanno operato con determinazione e professionalità, sotto il coordinamento del Procuratore vicario dott. Gaetano Paci e del Procuratore aggiunto dott. Giuseppe Lombardo. “Le misure di prevenzione patrimoniali nei confronti dei beni di appartenenti a organizzazioni criminali ed il loro utilizzo a fini sociali sono divenute ormai centrali nell’ambito della complessiva strategia di contrasto alla ‘ndrangheta come alle altre consorterie mafiose” afferma il Prefetto, infatti come sosteneva Pio La Torre è necessario spezzare il legame esistente tra il bene posseduto ed i gruppi mafiosi, per intaccarne il potere economico.

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