Reggio Calabria, Misefari: tagli alle strutture private, danno per i lavoratori e per i cittadini

«Quest’Amministrazione Comunale, con in testa il Sindaco Falcomatà, è sempre stata attenta alle problematiche che hanno coinvolto il comparto della Sanità, come quelle relative ai pazienti dializzati, alla casa di cura villa Aurora ed ancora alla situazione dei pazienti psichiatrici. Un nuovo, serio problema si affaccia adesso sulla Sanità reggina ed è il DCA 70 con il quale il Commissario Scura, taglia i finanziamenti per oltre 20 milioni di euro per le prestazioni di laboratorio e di diagnostica strumentale nelle strutture private convenzionate». Sono le dichiarazioni che il consigliere delegato alla sanità Valerio Misefari affida a una nota che così prosegue:  «Giova ricordare che le strutture provate convenzionate svolgono un’attività complementare alle strutture pubbliche che, da sole, non sono in grado di soddisfare le richieste di prestazioni sanitarie dei cittadini, soprattutto per i tagli al personale avvenuti negli ultimi anni. Basti pensare che, per alcune prestazioni di diagnostica strumentale, i tempi di attesa raggiungono quasi un anno». «Di fronte a questa realtà – continua Misefari – tagliare i finanziamenti per queste prestazioni nelle strutture private non solo danneggia i cittadini ma probabilmente porterà anche ad una riduzione del personale che opera in queste strutture, che, per l’intera regione si aggirerà intorno alle 380 unità». Ed ancora si legge: «In una regione come la Calabria ed in particolare nella nostra città, dove il livello di disoccupazione è uno dei più alti d’Italia, tagliare altri posti di lavoro non è più sopportabile». In conclusione:  «Per questo motivo rivolgiamo un appello al Commissario Scura affinché, innanzitutto, potenzi le strutture pubbliche per garantirne una migliore efficienza ed allo stesso tempo consenta alle strutture private accreditate di poter svolgere in serenità quell’attività che fino ad oggi ha consentito ai cittadini di usufruire di quei servizi che le strutture pubbliche, da sole, non possono garantire».

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