Rapporto Onu: il futuro è nelle città

 

Forse siamo ancora lontani dal vivere in un sistema globale perfettamente integrato, ma la morfologia delle città sta repentinamente cambiando e sono sempre più gli attori sovra e sub statali – le istituzioni a vari livelli, gli enti, i cittadini che le affollano – a doversi  impegnare concretamente per completare questa delicata fase di transizione sistemica dove il ruolo delle città tende a divenire sempre più strategico e cruciale.Le città sono state, da sempre, il motore dell’economia nazionale. Negli ultimi 100 anni i centri urbani più grandi non hanno solo supportato la crescita del proprio Paese, ma quella di interi continenti. Attualmente, le 600 più grandi città di tutto il mondo, in cui risiede più di un quinto della popolazione del pianeta, rappresentano un’economia che da sola vale il 60% del PIL mondiale. Sono  22 le città ormai passate allo status di ‘megacities’, cioè aree metropolitane con oltre 10 milioni di abitanti, e l’80% di queste, geograficamente,  si trova collocata tra Africa, America Latina e Sud Est asiatico. Ma c’è qualcosa di più. Il nuovo studio pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite dal titolo “Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione” stima che nei prossimi 30 anni, 2,4 miliardi di persone si trasferiranno dalle aree rurali alle città e che la quantità annuale di risorse naturali utilizzate potrebbe crescere a 90 miliardi di tonnellate (dai 40 miliardi di tonnellate del 2010) con ripercussioni enormi sull’ambiente. Secondo lo studio, nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015).E’ necessario quindi ripensare in chiave sostenibile il modo di progettare e costruire le aree urbane predisponendo nuove strategie per ampliare quelle esistenti o per costruire nuove città a bassa emissione di carbonio, efficienti in termini di risorse, socialmente giuste, in cui le persone possano vivere una vita sana. A fronte dell’impiego di miliardi di tonnellate di materie prime, come combustibili fossili, sabbia, ghiaia, minerale di ferro, legno e cibo, il rischio è che si impieghino più risorse di quanto il nostro pianeta possa fornire in modo sostenibile, gravando soprattutto su agricoltura, energia, industria e trasporto.

I governi, le Istituzioni centrali e locali, le agenzie e le organizzazioni nazionali e internazionali, il mondo delle imprese e della ricerca, devono e possono intervenire sin da subito, seguendo possibili percorsi virtuosi  per:

  • favorire investimenti in infrastrutture innovative;
  • adottare misure di decarbonizzazione crescente dell’economia urbana;
  • lavorare su piani di resilienza per ridurre il rischio e i danni derivanti dagli impatti negativi (presenti e futuri) conseguenti a eventuali, necessari cambiamenti del sistema socio-economico e ambientale;
  • investire in soluzioni smart city e in smart communities;
  • coinvolgere i cittadini nei processi di governance dello sviluppo urbano;
  • adottare clean technologies;
  • puntare all’efficienza energetica e alla low carbon economy;
  • pianificare la crescita urbana su standard di sostenibilità ambientale ;
  • pianificare una crescita compatta delle città, con trasporti pubblici efficienti e l’uso di car sharing e veicoli elettrici . Lo studio raccomanda infatti di puntare su risparmi ed economia circolare, quartieri vivibili e sistemi energetici efficienti, che vanno dall’illuminazione al riscaldamento e raffreddamento. Le sfide relative ai futuri sviluppi del fenomeno urbano sono tante e varie e potranno essere vinte solo mediante un approccio trasversale  che consideri le città contemporanee nel loro complesso e nelle loro complessità, partendo dalle regole  certe esistenti  in merito all’ appropiazione antropica degli spazi, ma cogliendo nello stesso tempo tutte  le esigenze di innovazione emergenti, basate su nuove logiche aggregative rispetto alle città tradizionali del passato.

MS

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