Si è tenuta oggi a Roma la Conferenza dei presidenti delle Regioni. La Calabria era rappresentata dall’assessore regionale alle infrastrutture Roberto Musmanno e dal delegato alla sanità Franco Pacenza. Molti i punti trattati durante la riunione: trasporti, ambiente, beni culturali, politiche sociali. Ma l’argomento principale, discusso già precedentemente, come sempre in modo animato, nella seduta della Commissione salute nella giornata di mercoledì, è stato il riparto del Fondo sanitario nazionale per l’anno 2018. E la Calabria rispetto all’anno precedente riceverà poco più di 24 milioni di euro passando da 3 miliardi 501 milioni a 3 miliardi 525 milioni. Ciò avviene in un quadro in cui anche quest’anno nella quasi totalità delle regioni, solo tre: Lombardia, Emilia Romagna e Lazio crescono in popolazione. La Calabria perde 5.393 abitanti in un saldo negativo per l’Italia di 76.106. Quindi nonostante la diminuzione delle popolazione il fondo sanitario regionale cresce. La discussione sul riparto del fondo sanitario come spesso avviene si incrocia con i dati sulla mobilità sanitaria. È stato questo infatti l’argomento, alquanto doloroso per la nostra regione, che ha impegnato di più sia la Commissione salute che la Conferenza dei presidenti. Sono stati infatti resi disponibili i dati sulla mobilità sanitaria in sede di conguaglio per gli anni 2014 e 2016. L’individuazione dei flussi di mobilità, che vengono quantificati anche a distanza di anni, investe sia le regioni che lo stesso Ministero della salute. Pertanto, allo scopo di evitare un appesantimento sugli equilibri di bilancio, si è deciso di spalmare i conguagli del 2014 in 4 annualità. E partendo dal fatto che quello della mobilità passiva rimane una vera e propria emergenza per la nostra regione, ai fini di un controllo più puntuale, la Calabria ha chiesto e ottenuto un suo rappresentante nella Commissione tecnica sulla mobilità sanitaria. Al termine della riunione il delegato Franco Pacenza ha dichiarato che “nei prossimi giorni un nucleo specifico sarà insediato al Dipartimento salute dedicato esclusivamente alla mobilità sanitaria. Sempre oggi – ha aggiunto -, sempre con l’obiettivo di monitorare i flussi di mobilità sanitaria, si è deciso una riduzione del 60% sulle attività inappropriate e non riguardanti l’alta specialità. La mobilità sanitaria che negli ultimi anni si è stabilizzata nella sanità pubblica trova negli erogatori accreditati spesso attività inappropriate. Perciò – ha detto infine Pacenza – prima di tutto bisogna migliorare e potenziare la nostra offerta sanitaria ma vanno anche perfezionate tutte le nostra attività di controllo anche in collaborazione con le Regioni che producono mobilità attiva”.