Un calo di traffico di container pari all’11% nei primi nove mesi del 2017 (fonte Bankitalia); il licenziamento di 400 lavoratori, dopo lunghe e travagliate procedure; la perdita, per la prima volta nella storia, del primato italiano dei porti a vantaggio di quello di Genova. Basterebbero solo questi tre dati incontrovertibili per certificare il totale fallimento delle politiche del Governo di centrosinistra, tanto nazionale quanto regionale, sul porto di Gioia Tauro. Quello che, un tempo, era considerato il fiore all’occhiello del sistema portuale d’Europa rischia ora di dirigersi verso un inesorabile declino, a causa della miopia politica di coloro che non hanno saputo custodire una miniera che, secondo il rapporto Isag-Cefris del 2016, rappresenta da solo il 72% del Pil calabrese. È concepibile che la più importante fonte di reddito di una regione economicamente depressa possa retrocedere così nettamente a vantaggio di altri scali italiani ed europei? Noi pensiamo che ciò non sia possibile e siamo determinati a far sì che il Porto di Gioia Tauro divenga una priorità assoluta nella prossima agenda di Governo del centrodestra. Ci sarà innanzitutto da intavolare una seria interlocuzione con la società terminalista che comprende tanto Mct spa quanto Msc spa, poiché riteniamo sia giunto il tempo di porre fine a qualsiasi reticenza da parte di chi ha il diritto, ma soprattutto il dovere, di mettere in atto tutte le strategie necessarie per far tornare i volumi di traffico ai livelli che competono a Gioia Tauro. Dovrà finire il tempo del disimpegno, per lasciare spazio esclusivamente a quello degli investimenti. Coinvolgeremo anche i sindacati, affinché i diritti dei lavoratori trovino sempre piena garanzia. Al contempo, porremo particolare riguardo anche verso tutti coloro, circa 400, che hanno perduto il lavoro nell’ultimo anno. Saranno costanti i confronti con l’Autorità Portuale, per far sì che centinaia di famiglie calabresi non debbano più nutrire dubbi di fronte all’istituzione di un’Agenzia di somministrazione del lavoro che dovrà funzionare al meglio per il tempo previsto. Con l’impegno di non predisporre un piano sostenibile e adeguato per la ricollocazione certa dei lavoratori oggi licenziati, ben prima delle scadenze previste. Su questo punto non arretreremo e massimo sarà l’impegno del Governo di centrodestra. Dando uno sguardo alla cartina dell’Europa e del Mediterraneo, appare in maniera lapalissiana la ragione per cui Gioia Tauro deve costituire una priorità assoluta: la sua collocazione geografica, che lo pone al centro fra Gibilterra e il Canale di Suez, ne fa uno snodo strategico per i traffici commerciali di tutta la zona Mediterranea. Ed è per questo che oltre 5mila metri lineari di banchine, fondali sino a 18 metri e una superficie complessiva di circa 1.800.000 mq non possono essere sfruttati solo per il 10%, così come oggi sta avvenendo. La movimentazione dei container, quindi, rappresenta il punto di partenza. Ma fermarsi lì significherebbe non cogliere le opportunità reali che Gioia Tauro offre. Siamo pronti a sederci al tavolo assieme a Mct ed a tutti gli altri attori che orbitano attorno allo scalo gioiese. Non accetteremo condizioni che non siano quelle di un piano di sviluppo serio, effettivo e concreto basato su investimenti cospicui e sulla valorizzazione delle maestranze. Senza dimenticare il potenziale rappresentato dalla movimentazione di automobili presso il terminal BLG, che rappresenta una diversificazione delle attività, settore su cui puntare in modo deciso. Polo della logistica, gateway ferroviario, bacino di carenaggio, ammodernamento strutturale. Saranno queste le ulteriori tappe del percorso di sviluppo di Gioia Tauro e noi vigileremo senza soste affinché tali opere possano essere realizzate senza ritardi. Il tempo dell’attesa, della noncuranza politica ha già prodotto eccessivi danni. Ecco perché anche le preoccupazioni espresse dai lavoratori dell’indotto non ci possono lasciare indifferenti. Le ferite prodotte dal centrosinistra nazionale e regionale sono state profonde e ancora sanguinano. Noi le rimargineremo con l’obiettivo di dare a Gioia Tauro una seconda vita, con un ultimo importante obiettivo: togliere l’etichetta di “porto della mafia”, lavorando in sinergia con l’Autorità portuale per controlli sempre più stringenti e appalti assegnati nel pieno rispetto delle norme. Solo così Gioia Tauro potrà divenire traino della Calabria intera e dell’Italia.