V- Com’era e com’è cambiato il quotidiano in Turchia?
G – Il 15 luglio 2016 é il vero turning point: il tentato golpe è stato un avvenimento inaspettato, che ha risvegliato un certo orgoglio nazionale, vero collante della società turca. Come misura preventiva e coercitiva, il governo, in linea con i dettami costituzionali, ha proclamato lo stato di emergenza, esteso per la sesta volta, recentemente. Questo, prevede la sospensione di determinate libertà e garanzie, che in linea con ulteriori decreti ministeriali, hanno agevolato le procedure di “pulizia” per estirpare e prevenire minacce terroristiche, come sostiene il governo stesso. Da qui il grande numero di licenziamenti nei settori pubblici, il fermo e le incarcerazioni di giornalisti, accademici, attivisti civili considerati oppositori e fiancheggiatori del terrorismo. In questo senso, l’atmosfera è sospesa, mentre la vita quotidiana prosegue nella sua regolare attività.
V – Sappiamo che le donne sono sempre state considerate persone di “serie b”, cosa è cambiato, se è cambiato qualcosa, e come si prospetta la libertà di quest’ultime?
G – In verità, sin dalla sua fondazione (1923), la Repubblica di Turchia, ha concesso molte libertà e diritti alle donne, basti pensare che le donne ottennero il diritto di voto nel 1926 e che una donna, Tansu çİller e’ stata Primo Ministro. Il governo dell’akp, sdoganando le istanze religiose dalle periferie del sistema, ha reso visibili anche le donne conservatrici includendole nella logica sociale del paese. Tuttavia, i riferimenti della Turchia di oggi, sono religiosi-tradizionali, con tutto ciò che questo comporta.
V – Media e web sappiamo che sono sotto controllo, come lo percepite voi che ci vivete?
G – Si ha la consapevolezza di vivere in uno stato di emergenza e che certi topic, sono altamente sensibili. A parte questo, vi è accesso alle informazioni. A differenza di qualche tempo fa, i social, incluso Twitter che era stato bloccato, sono accessibili.
V – Qui in italia non si sente parlare dell’immigrazione che in teoria viene bloccata dalla Turchia… voi come percepite questo problema?
G – La Turchia ha sottoscritto un accordo con l’Unione Europea nel 2016, che sta funzionando. I migranti sono oggi circa 3 milioni e 500 mila; alcuni sono dislocati in campi ai confini e altri sono nelle grandi città. A parte le città di confine, Hatay, Kilis, Gaziantep, Istanbul è la città con la maggiore presenza di rifugiati. Ogni rifugiato, è registrato e gode dell’assistenza sanitaria, i bambini e gli adolescenti, dell’istruzione gratuita. Per il suo impegno, secondo le stime internazionali, la Turchia, è il secondo più grande donor. I rifugiati siriani che incontriamo per strada, hanno negli occhi una grande dignità.
Carlo Viscardi