Particolari sul Ponte Calatrava di Cosenza. Intervista ad Alessandro D’Elia

S. Amici del Metropolitano, ci troviamo oggi con l’architetto Alessandro D’Elia, uno degli addetti alla sicurezza per quel che riguarda i lavori che sono stati fatti sul ponte Calatrava, sul fiume Crati, a Cosenza. Alessandro, presentaci questa importante infrastruttura?

A. E’ un’opera importantissima perché rivaluta una zona all’interno della città di Cosenza, che è in espansione, esattamente la zona di via Popilia. Il ponte infatti, unisce le due sponde del Crati,  e cioè collega la via Gergeri, alla via Reggio Calabria, che poi si collega alla  via Popilia. E’ una zona dunque, dove ci sono tante nuove costruzioni. Il ponte è un’opera eccezionale sia dal punto di vista architettonico, che ingegneristico. È un ponte ad arpa, così è stato definito, perché ha un pilone lungo 104 metri, però con l’inclinazione che gli è stata data, scelta dal progettista Santiago Calatrava, arriva ad un’altezza di 90 metri e poi ha tutta una serie di stralli e funi che vanno a finire sull’impalcato. E’ carrabile sulle parti laterali e pedonale nella parte centrale. Io personalmente, e i professionisti del nostro studio di ingegneria, dello studio d’Elia, abbiamo seguito tutto quello che riguarda la parte della sicurezza sul cantiere, per l’impresa che ha realizzato l’opera, la Cimolai Spa e per tutti i subaffidatari. Perchè comunque il controllo, sia documentale che all’interno del cantiere operativo, viene fatto sia sull’impresa affidataria, che su tutti i subaffidatari. Quello di cui ci siamo occupati principalmente, è seguire i lavori dall’inizio alla fine, quindi dalla prima fase, che è quella di accantieramento, cioè di sbancamento delle aree, fino all’inaugurazione, fatta il 26 Gennaio. In cantiere dunque, quello che si andava a verificare, era sostanzialmente che le maestranze lavorassero in sicurezza. Questo vuol dire, che si rispettassero tutta una serie di norme che sono racchiuse all’interno del Testo Unico sulla Sicurezza, che è il decreto legislativo 81 e anche comunque collaborare con loro e coordinarsi con questa impresa e con la Cimolai. Tutto ciò, al fine di trovare le migliori soluzioni da adottare in cantiere, per mantenere i livelli di sicurezza molto alti, dato che c’è stata una lavorazione in quota, che ha esposto il personale al rischio di caduta dall’alto e a tutta un’altra serie di rischi. Diciamo che questo è stato il nostro compito. Noi seguiamo la Cimolai per consulenza in materia di sicurezza dal 2008 e abbiamo iniziato con i vari macrolotti dell’autostrada A3 ora nuova A2, quindi VI macrolotto, V macrolotto e macrolotto 3.2, nella zona di Mormanno.

S. Quali sono gli altri progetti che sono stati fatti?

A. Un altro viadotto fantastico sull’autostrada, è il viadotto Favazzina, anch’esso strallato.

S. Spieghiamo quindi il termine “strallato”…

A. Il termine praticamente, vuol dire che ci sono uno o due piloni, dal quale o dai quali, partono degli stralli, che sono sostanzialmente dei trefori di acciaio, che vanno ad ancorarsi sui fianchi del viadotto. Questo è il ponte strallato, come il Calatrava appunto, che ha un unico Pilone centrale, e da un fianco e dall’altro del viadotto, ha 20 stralli in fune. Sono lavorazioni molto delicate, che hanno svolto maestranze specializzate. Quindi Cimolai, oltre ai propri operai, che sono stati in cantiere,  si è affidata, come fa da anni ormai, ad altre imprese specializzate nella realizzazione dei ponti strallati.

S. Quanti operai servono per la realizzazione di un ponte del genere?

A. Ci sono state tante maestranze, per le opere civili, quindi per la realizzazione delle spalle e delle pile, circa 20-25 operai e in più tutte le maestranze per il montaggio dell’antenna e di tutto l’impalcato metallico. Insomma, si può quantificare un totale di una sessantina di maestranze, nello specifico proprio per il Calatrava. Riguardo gli altri lavori che sono stati fatti in autostrada, si è arrivati anche ad un’ottantina.

S. Rispetto al tuo lavoro, ci puoi spiegare cosa fa in maniera pratica, un addetto alla sicurezza?

A. Un addetto alla sicurezza ha intanto una grossa responsabilità, perché comunque deve andare a verificare dal punto di vista documentale, tutto quello che produce l’impresa. Quindi verificare, che tutto quello che viene descritto all’interno dei piani operativi di sicurezza, documenti obbligatori secondo il decreto legislativo 81, siano puntuali nelle descrizioni e che rispettino tutti gli articoli previsti dal dl. Quest’ultima fase è riferita alla parte burocratica, dal punto di vista operativo invece, un addetto alla sicurezza, è quello che sta in cantiere, come ho fatto io, e come sto facendo ora, per verificare che tutte le attività vengano svolte a norma. Si fanno delle riunioni all’interno del cantiere, con una cadenza che dipende dalla velocità con cui avanzano i lavori, al fine di coordinare tutta l’attività, per evitare che ci possano essere interferenze di qualsiasi genere.

S. I tuoi prossimi lavori?

A. Noi stiamo già seguendo il cantiere del Brennero, un tunnel di 60 chilometri, un lavoro che è previsto si realizzi in 7 anni, che collegherà praticamente l’Austria con l’Italia. Anche lì, ci occupiamo di sicurezza per diverse imprese e poi con la Cimolai, nello specifico (l’impresa che ha realizzato il ponte sul fiume Crati) avvieremo un altro cantiere nel quadrilatero delle Marche, la  Pedemontana sostanzialmente, uno dei primi tronchi.

S.  Ti ringraziamo per la tua disponibilità, per averci fatto conoscere un mondo “nuovo”, e ti facciamo un in bocca al lupo.

S. Grazie

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