Lo scandalo che ha travolto alcune case automobilistiche tedesche rischia di raggiungere dimensioni ancora più ampie
La ricerca e la sperimentazione sugli esseri umani è una pratica che si svolge da tempo immemore, e ha conosciuto le sue pagine peggiori durante i periodi di prigionia e schiavitù di una parte della popolazione mondiale. Ma quello che sta emergendo in queste ultime ore sullo scandalo che ha travolto Bmw, Daimler e Volkswagen fa riemergere inquietanti reminiscenze di fatti della storia che pensavamo archiviati, ove fosse confermato che tali test, siano stati effettuati anche sugli esseri umani. È quanto emerge da un rapporto dell’EUGT riportato dalla Stuttgarter Zeitung. L’EUGT, associazione europea della ricerca per ambiente e salute nel settore dei trasporti, è un’associazione costituita nel 2007 e sciolta a metà 2017 dopo decisione di fine 2016 tra Bmw, Daimler, Volkswagen e Bosch. Il documento, pubblicato come rapporto di attività per il quinquennio 2012-2015, riporta che l’Associazione avrebbe promosso «uno studio a breve termine sull’inalazione del biossido di azoto nelle persone sane». Nel 2015 Volkswagen ha ammesso di avere manipolato i dati relativi alle emissioni di biossido di azoto (NO2) dei motori diesel per conformarli agli standard americani. Il biossido di azoto è un gas tossico, dall’odore forte e pungente e con forte potere irritante. È un inquinante la cui principale fonte di emissione nell’atmosfera è il traffico veicolare. Secondo il rapporto dell’EUGT 25 soggetti sani sarebbero stati sottoposti a test di inalazione di biossido di azoto con diverse concentrazioni. E i risultati non mostrerebbero alcun effetto riscontrabile sulle persone sottoposte al test. Il produttore tedesco Daimler si è nel frattempo dissociato dai test sugli esseri umani – come riporta la Süddeutsche Zeitung -, condannandoli nel modo più assoluto. Pare inoltre che Bosch non facesse già più parte dell’EUGT quando i test sono stati effettuati anche sugli esseri umani. Nel maggio 2015 dieci esemplari di scimmie giapponesi sono stati condotti in un laboratorio di Albuquerque, nel New Mexico, rinchiusi in una vetrina e tenuti tranquilli davanti a uno schermo con la proiezione di un cartone animato, mentre venivano sottoposti all’emissione di gas di scarico (commisto ad aria) per 4 ore. Il caso è stato sollevato dal New York Times. Bmw e Daimler hanno preso le distanze dal metodo «del tutto insensato». Volkswagen ha chiesto scusa, definendo «un errore» quei test. Dietro i test sulle scimmie ci sarebbe l’allarme scatenato nel 2012 da uno studio pubblicato dall’organizzazione mondiale della sanità, secondo il quale i gas di scarico sono cancerogeni. I colossi dell’auto volevano dimostrare il contrario. L’EUGT aveva promosso lo studio – poi applicato con i test sulle scimmie – nel 2013 stipulando un contratto con il Lovelace Respiratory Research Institute. Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” auspica quindi che su questa vicenda sia fatta immediata chiarezza anche per evitare che in futuro si possa solo parlare di fatti del genere e di persone che non hanno rispetto per la dignità degli esseri umani, trattandole alla stregua di carne da macello.
C.S. Sportello dei Diritti