Borsa, super Euro: vantaggi e svantaggi

La moneta comune ha sfondato quota 1,20 sul dollaro, toccando i massimi da quattro mesi: ecco i possibili effetti sulla nostra economia. Positivi e negativi

L’euro, qualche giorno fa, ha sfondato quota 1,20 sul dollaro, un livello che non toccava dal settembre dello scorso anno e, precedentemente, da gennaio 2015. Dietro la corsa dell’euro/dollaro, c’è la ripresa dell’economia europea e le incertezze sulla politica americana dopo il varo della riforma fiscale e anche le recenti mosse della Fed, che hanno indebolito il biglietto verde. Avere a che fare con un euro forte, rappresenta, fondamentalmente, un vantaggio per chi compra dall’estero e uno svantaggio per chi vende all’estero. In pratica, danneggia l’export, rendendo meno competitivi i nostri prodotti e avvantaggia chi compra dall’estero, o chi si reca fuori dai confini nazionali. Ma entrando nel dettaglio dei pro e dei contro cosa emerge?

Export penalizzato. Le aziende che esportano, quindi in teoria tutto il made in Italy, saranno svantaggiate perchè le merci prezzate in euro avranno un valore più alto rispetto a quelle in dollari o in altre valute, perdendo quindi competitività. La penalizzazione sarà tanto più forte per quei prodotti i quali, più che sulla qualità, puntano sulla convenienza di prezzo.

Borse, penalizzate aziende export. Il super euro penalizza, infatti, le aziende quotate specializzate in export, quindi in particolare la Borsa di Milano in cui il peso di queste aziende è molto forte.

Costi bancari tendono a salire. I bassi tassi di interesse, che l’euro forte tende a mantenere, indeboliscono i profitti delle banche le quali, per rifarsi, aumentano i costi dei loro servizi.

Rischio calo turisti in Italia. L’alto tasso di cambio dell’euro non incoraggia l’afflusso di turisti, specie quelli Usa, che potrebbero preferire mete in cui il dollaro ha più valore.

Prezzi troppo bassi. L’euro forte, secondo quanto ha ribadito più volte anche il presidente della Bce Mario Draghi, è una “fonte di incertezza” per le sue implicazioni a medio termine sull’outlook dell’inflazione dell’Eurozona: in pratica, non favorisce un aumento dei prezzi, bensì li mantiene bassi troppo a lungo. In questo caso, il vantaggio a breve per i consumatori si tramuta in uno svantaggio a medio e lungo termine, poiché crea instabilità ed incertezza, a danno della crescita dell’economia e dell’occupazione.

 

fonte  — http://www.confesercenti.it/

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