E’ un “nuovo” Pietro Grasso, un politico a tutto tondo, quello che sta muovendo i primi passi in Liberi e Uguali, molto loquace attivo sui social, attento al quotidiano e diretto nelle sue esternazioni al suo elettorato. Così l’ex Presidente del Senato, sulla sua pagina Facebook Ufficiale: “Parlerò nelle prossime settimane, dicendo sempre la verità e facendo proposte concrete. A chi mi chiede perché abbia scelto di impegnarmi in Liberi e Uguali rispondo che l’ho fatto per affrontare i grandi temi che, per colpa della crisi o per il manifestarsi degli effetti del cambiamento climatico, sono diventati più drammatici e urgenti. A cominciare dalle diseguaglianze. I bonus e gli sgravi non sono bastati: serve una riforma progressiva del sistema fiscale per finanziare una trasformazione complessiva del welfare, che si occupi di vecchie e nuove fragilità e risponda ai cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro. Un piccolo esempio: più asili nido e servizi per l’infanzia cambierebbero in meglio la vita di moltissime famiglie. Per combattere la povertà serve innanzitutto lavoro, un lavoro vero. Il primo passo è dare garanzie ai nostri figli e nipoti che si barcamenano con lavoretti, tirocini, stage, contratti a tempo determinato, consegne in bicicletta pagate a cottimo. È difficile per le nuove generazioni immaginare e investire in futuro: vale per i precari, ma anche per i giovani professionisti, per chi ha una piccola attività o una partita Iva. Servono investimenti delle imprese e l’attenzione dello Stato. Nell’Italia devastata dagli incendi, colpita dai terremoti e dalle inondazioni che arrivano ogni inverno, è evidente quanto sia importante proteggere popolazioni e territori con grandi investimenti, mirati e strategici. Farlo significa creare lavoro e prenderci cura della nostra casa, quella dove viviamo e dove vogliamo che vivano bene i nostri figli e nipoti. ” Uno sguardo particolare al mondo del lavoro, e soprattuttoai giovani. Pietro Grasso promette che si batterà perchè non esistano più lavoro nero, lavoro precario e la differenza di paga tra donne e uomini. Infine è proprio di questa mattina il post che ricorda l’uccisione del giornalista Giuseppe Fava, assassinato il 5 gennaio 1984, a soli 32 anni, mentre usciva dalla redazione del suo giornale, “I Siciliani”. “La sua colpa è stata quella di raccontare sempre la verità, svelando gli intrecci tra mafia, politica e affari della sua Catania. Ripeteva: “a che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?”. Celebrarlo e ricordarne gli insegnamenti significa anche schierarsi ogni giorno dalla parte di chi – come lui – ha scelto di combattere le mafie con la forza delle parole“.Queste parole con cui lo ha ricordato Pietro Grasso.
FmP