Iran 10:00 – L’Iran torna sotto gli occhi vigili e preoccupati dell’opinione pubblica mondiale. Quello che fu il Regno del Pavone sotto gli Scià di Persia e divenuto una repubblica Islamica con la cacciata della dinastia Pahlavi e l’avvento dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, è ritornata a far parlare di se in maniera per nulla serena e pacifica. E’ di otto morti il bilancio degli scontri in Iran durante le proteste contro il governo a Droroud, nel Lorestan: sei persone sono state uccise e diverse altre ferite quando agenti della Guardia Rivoluzionaria hanno sparato per disperdere una manifestazione, nell’Iran centrale. I blog dell’opposizione al regime iraniano hanno subito divulgato le immagini ed i video in cui si vedono migliaia di persone che partecipano a manifestazioni di protesta notturne. Altre due persone sono state uccise nelle ore successive. Immediate le reazioni degli Stati Uniti per voce del tweet della portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, in merito alle manifestazioni degli ultimi giorni in Iran: “Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, incluso quello di espressione. Il mondo sta guardando”. Tweet poi ripostato dal presidente Donald Trump. Ci sono notizie di “proteste pacifiche dei cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero di ricchezze nazionali per finanziare il terrorismo all’estero”, aggiunge la portavoce. Il governo iraniano ha avvertito la popolazione di evitare “raduni illegali” mentre crescono nel Paese le proteste contro il carovita e il regime. Lo riferisce la Bbc online. Ieri circa 50 manifestanti sono stati arrestati (Ansa.it). Si apprende inoltre che il governo iraniano avrebbe oscurato Internet probabilmente in seguito alla notizia delle vittime. In molti adesso paventano la chiusura di Telegram, il più potente social media nazionale, e la stessa sorte potrebbe toccare ad Amadnews, altro social molto seguito e accusato dallo stesso ministro per le comunicazioni Mohammad-Javad Azari Jahromi di incoraggiare la “rivolta armata”. Nella guerra dei social, il regime risponde postando video di gruppi di contestatori che attaccano un edificio pubblico a Teheran, rovesciando un’auto della polizia e bruciando la bandiera iraniana. Si tratterebbe degli sviluppi della protesta partita questa mattina dall’università della capitale, il cui ingresso principale è stato successivamente occupato da numerosi giovani vicini al governo.