P. Amici del Metropolitano, ci troviamo qui oggi con l’avvocato Agostino Siviglia, il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale; innanzi tutto avvocato benvenuto, partiamo subito col chiederle il perché dell’istituzione di questa figura e la mission che ha appunto il Garante dei diritti dei Detenuti.
S. Questa figura nasce più di 10 anni fa, anche il comune di Reggio Calabria, è stato uno dei 5 comuni che in via sperimentale, hanno deciso di istituire questa figura, le altre città erano Roma, Bologna, Torino, Firenze, Milano. Reggio l’aveva istituita già nel 2006 questo perché si sentiva la necessita di garantire i diritti dei detenuti proprio perché all’articolo 27 della Costituzione nel 3 comma, si dice che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità anzi devono tendere alla rieducazione del condannato”. I padri costituenti infatti, sapevano che il modo di rieducare il condannato distingueva uno stato democratico da uno totalitario. Nel 2015 l’amministrazione comunale di Reggio Calabria, ha dato rilevanza a questa istituzione rafforzandola, prevedendo l’istituzione di un ufficio del garante dei giovani che a titolo volontario collaborano con me nello svolgimento dell’attività funzionale.
P. Quindi ci sono stati dei passi in avanti nel tempo…come è gambiata la figura del Garante?
S. Si sono stati fatti tanti passi in avanti, prima c’erano tanti Garanti a livello comunale poi abbiamo allargato a livello regionale fino a nominare un Garante Nazionale creando un ufficio e rafforzando la figura a livello europeo. Affinché diventi una figura ponte tra le istituzioni penitenziarie e la società civile, perché troppo spesso il rapporto tra chi ha delinquito e la società, è stato troppo tenebroso, mentre è giusto perchè lo prevede la Costituzione, che sia un rapporto ufficiale perchè la legalità e la giustizia non devono smettere di profondere i loro effetti all’interno dell’esecuzione penale, in modo che il carcere sia un luogo di redenzione.
P. Quali sono le problematiche che a livello pratico si affrontano compiendo questa attività, sul nostro territorio?
S. Noi abbiamo due istituti, quello di Arghillà e quello di San Pietro. Arghillà, ha più di 350 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 300, quindi il sovraffollamento, poi il tipo di popolazione di fede islamica, grave problema nel dialogo interreligioso, poi tossicodipendendenti, sex offender, quella parte di società che Bauman definì “le vite di scarto”. Il carcere di San Pietro invece, ha una popolazione detentiva di alta sicurezza, la maggior parte dei detenuti, hanno il 416 bis e poi c’è la sezione femminile, che è seconda in tutta la Calabria, abbiamo più di 40 donne detenute, Le problematiche sono varie, come quelle sanitarie, della territorialità della pena, quindi detenuti lontano dai rapporti con la propria famiglia, la problematica di praticare il culto, mancano infatti attività strutturate anche se tanto si sta facendo coi volontari e poi il problema del colloquio coi familiari.
P. Cosa si auspica per il futuro, quali miglioramenti prevede?
S. Io ho sempre conservato fiducia nell’umanità, “sicurezza di ideali e coraggio di azioni” diceva qualcuno…e continuo a conservarlo, moltissime cose sono state fatte, sono stati sottoscritti tre protocolli d’intesa, già molti detenuti dalle ore 14 alle 18 svolgono quotidianamente, lavori di manutenzione del verde pubblico a titolo volontario e gratuito e vengono molto apprezzati dalla società e sono cambiati come persone, questo perché non c’è nessuna possibilità di combattere il male se non sostituendolo con il bene e questo è molto importante, inoltre la sezione di osservazione psichiatrica è stata ristrutturata e poi è stata approvata la delibera per la costituzione di un uffficio di giustizia riparativa che abbiamo simbolicamente chiamato Mandela’s office. Mandela fu uno dei detenuti più illustri e tale ufficio, mira a mettere al centro, la persona umana soprattutto ha come obiettivo, la tutela delle vittime del reato, al fine di un incontro virtuoso tra la vittima e l’autore del reato. Fondamentale, è stato anche il protocollo d’intesa fatto col Ministero della Giustizia, sono molte dunque le cose fatte, anche e soprattutto per fare riscattare Reggio nel campo dell’esecuzione penale, oggi infatti la città in questo campo, è all’avanguardia anche a livello europeo. Molto importante, è stato anche il progetto “For freedom of religion” fatto con la Garante di Brescia e presentato a Palazzo San Giorgio, sul fenomeno della radicalizzazione del terrorismo in carcere.
P. Bene, noi la ringraziamo e le facciamo un in bocca al lupo per i prossimi obiettivi
S. Grazie, io se posso vorrei aggiungere una cosa, volevo sottolineare quanta umanità ci sia nei luoghi di reclusione e l’importanza quindi della presenza del Sindaco di Reggio Calabria che in questi giorni ha visitato gli istituti e che ha partecipato allo spettacolo fatto per i detenuti. Perchè il sindaco indipendentemente dal colore politico, rappresenta la città e quindi la possibilità che da questa di far reintegrare nella società i detenuti, come prevede la Costituzione. Perchè gli sguardi, i volti alienati e sofferenti di chi, soprattutto in questi periodi di festa, è lontano dai propri cari, possano rimanere nei nostri cuori e nelle nostre menti, perchè come diceva un grande giurista Federico Stella, “il carcere per conoscerlo bisogno vederlo” e in questo senso spero che il Natale possa sognificare per queste persone, una celebrazione di una nuova nascita perchè c’è sempre la possibilità di puntare sul meglio di se stessi!