La decisione presa ieri dal presidente Usa Donald Trump su Gerusalemme, capitale d’Israele, ha già acceso focolai di rivolta difficili da domare se non da spegnere del tutto. Lo storico annuncio di Donald Trump, arrivato in diretta tv, attraverso un brevissimo discorso dalla Diplomatic Reception Room della Casa Bianca, è stato giustificato dal presidente stesso così: “E’ una scelta necessaria per la pace”. Purtroppo però, già bruciano a Gaza le bandiere americane, Hamas parla di decisione che “ha aperto le porte dell’inferno”, col rischio di un’ esplosione incontrollata della violenza e dalla comunità internazionale arriva un coro di “no” alla decisione dal presidente americano, compreso quello di Papa Francesco. Nello specifico, il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, in un discorso pronunciato dalla propria abitazione a Gaza e trasmesso dall’emittente di Hamas al-Aqsa tv, ha dichiarato: “Facciamo appello per una nuova intifada contro l’occupazione e contro il nemico sionista, ed agiamo di conseguenza. Il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti”. Nelle strade della città numerose, sono le manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti. Ci sono state forti proteste anche a Gerusalemme, Ramallah, Betlemme e anche nella Striscia, secondo quanto riporta l’agenzia Wafa che ha segnalato anche negozi e scuole chiusi, in molte città palestinesi. A mezzogiorno ora locale è prevista una manifestazione presso la Porta di Damasco della Città Vecchia. E inoltre le autorità palestinesi hanno proclamato per oggi, lo sciopero generale in Cisgiordania, a Gerusalemme est e a Gaza, infatti numerosi battaglioni saranno inviati in Cisgiordania, a Giudea-Samaria, come rinforzo per far fronte a possibili sviluppi legati alla assoluta non accettazione della decisione americana di Gerusalemme come capitale di Israele.