Le ultime vicende che hanno coinvolto cinque comuni della Calabria in applicazione della normativa sullo scioglimento dei civici consensi impongono delle serie riflessioni. La legge approvata nel 1991 è nata come misura straordinaria ed è stata introdotta per combattere il fenomeno mafioso. Pur tuttavia, nonostante i numerosi provvedimenti di scioglimento, è innegabile che non sono stati raggiunti gli obiettivi minimi. La mafia impera e la corruzione dilaga. Lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa si è rivelato spesso inutile (troppi i comuni sciolti più di una volta) e a volte dannoso (guai a coltivare l’idea che “tutto cambia perché nulla cambi). Nessuno può mettere in dubbio che, ahi noi, le infiltrazioni e i condizionamenti mafiosi ostacolano la crescita umana, spirituale ed economica di questa nostra Terra ma è altrettanto vero che in uno Stato democratico le deviazioni non si combattono “sparando nel mucchio” o limitando diritti. La possibilità concessa dalla norma agli organi preposti di dare rilevanza anche a situazioni non traducibili in addebiti personali, seppur costruita per garantire diritti di pubblico interesse stride con altri principi costituzionali. E’ per questo che le regole debbono essere riscritte. Il civico consenso è la più alta espressione democratica di un comune e, quindi, la legge dovrà prevedere che per sciogliere un consiglio comunale è necessaria la prova dell’infiltrazione o del condizionamento mafioso, il cui accertamento va vagliato in contraddittorio tra le parti, nonché la consapevolezza dell’amministratore che il suo modus operandi è viziato. Laddove non vi è prova certa o sono censurabili solo i comportamenti di alcuni degli amministratori non può più tollerarsi la sospensione della democrazia e la messa alla gogna di onesti sindaci e consiglieri. I cittadini devono ancora credere che la mafia, la corruzione, l’illegalità diffusa e il degrado amministrativo possono esser combattuti con la buona politica e l’uso giusto della giustizia. Aggiungerei che è tempo di operare in termini di prevenzione anche nel momento precedente le elezioni. Un’attenta analisi e una oculata scelta dei candidati per la formazione delle liste, d’intesa tra partiti e istituzioni, eviterebbe che “pacchetti di voti” provenienti da ambienti inquinati vengano utilizzati per favorire personaggi di dubbia moralità. Noi siamo pronti a dare un concreto contributo ad una riforma della legge sullo scioglimento che riaffermi il diritto dovere di amministrare per coloro che vengono liberamente scelti, persegua qualsiasi forma di reato e argini i fenomeni mafiosi.
Responsabile Regionale Dipartimento Giustizia F.d.I-
Avv. Giuseppe Serrano’
Responsabile citta’ metropolitana Dipartimento Giuridico F.d.I
Avv Annamaria Curia