… La mia riflessione domenicale è su ciò che più di frequente percepisco come cancro vero di questa società, la non informazione, plagiata, omologata da tutto ciò che oggi rappresenta la comunicazione di fatti e notizie, che falsificate e contraffatte, ripuliscono le coscienze di chi le assorbisce senza filtrarle. Voglio porre l’accento perciò che educare e informare per come dovrebbe essere non è soltanto un falso storico, ma decisamente disonesto. Mi dispiace doverlo scrivere, ma non vedo oggi un’informazione che non esprima una certa tendenza. E ciò si vede già nella scelta dei contenuti, quando si deve scegliere su cosa, la gente dovrebbe essere informata. Per fare questo bisognerebbe aver già stabilito in anticipo che cosa si pensa dei fatti, decidere circa il loro interesse e il loro significato, e già questo basta a dimostrare che non esiste informazione che non sia “di tendenza”. Così, per esempio, anch’io potrei chiedere a qualsiasi professionista della televisione di far parlare una persona frontalmente o di farla parlare di profilo, e credetemi basta solo questo per capire che in ciò c’è già una bella differenza … Tutto quindi credo sia il risultato di una scelta. Dire che esiste della pura informazione, come semplice trasmissione di fatti, è per me oggi falso, anche se tentano continuamente di imporre il loro punto di vista al telespettatore o lettore senza che nessuno possa impedirgli di farlo. Ecco perché secondo me la distinzione tra educare e informare non regge nei giorni nostri, e questa distinzione non è semplicemente falsa, ma risponde piuttosto a un preciso obiettivo, permettendomi di dire che noi non siamo solo obiettivi non comunicandoci i fatti per come sono, ma ci inculcano soltanto quello che loro vogliono per come poi vengono da noi percepiti, proprio come farebbe un astuto insegnante che impone il suo punto di vista all’allievo, al ragazzo che deve essere educato. La vera informazione è invece gravata da una grande responsabilità, è chi informa, il “puro informatore”, ai miei occhi pare che oggi non ne abbia alcuna. Mettetevelo in testa per inciso, chi informa oggi sono una massa di “educatori” irresponsabili, che non solo trasgrediscono le regole del gioco, ma si sottraggono anche a quel sacro obbligo di educare con estrema responsabilità. Ecco perché credo ancora più fermamente che la maggioranza dei professionisti dell’informazione, non si renda conto appieno della loro responsabilità, non essendo capaci di valutare l’ampiezza del loro potere. L’informazione ha un immenso predominare educativo e questo potere può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza, è se questo è il mio ideale liberale, ben ci sta il mio personale concetto che le persone debbano essere educate e non solo mal informate. D’altronde credo che tutte correnti del liberalismo classico moderno, hanno insistito sulla necessità di controllare il potere. Il miglior mezzo è quello dell’autocontrollo. Un certo autocontrollo ci deve essere in ogni caso. Ogni potere, e soprattutto un potere gigantesco come quello dell’informazione, deve essere controllato, non potendo esso distruggere la società in cui viviamo. Che cos’è la civiltà? E’ la lotta contro la violenza. C’è progresso civile, se c’è lotta alla violenza in nome della pace tra le nazioni, all’interno delle nazioni e, prima di tutto, all’interno delle nostre case. L’ informazione oggi costituisce una minaccia per tutto questo. Io credo che gli attuali professionisti dell’informazione, non sanno quello che fanno, ponendosi scopi del tipo “essere realisti”, “essere avvincenti”, “interessare”, “eccitare”. Questi sono gli obiettivi che si pongono ai miei occhi esplicitamente. Io credo che ciò che misura l’arte, la tecnica di un uomo d’informazione è realizzarli tali obiettivi in piena coscienza della sua funzione educativa, e quindi nel piena di questa coscienza e del potere enorme che esercita su di essa. Secondo la mia dottrina liberale l’individuo deve assumersi le sue responsabilità se vogliamo una società da cui, nei limiti del possibile, la violenza sia esclusa e punita solo in caso di necessità. Questo è il fondamento di una società civile, semplice da definire e dove regnino leggi che abbiano lo scopo di limitare, solo quando è necessario, la libertà individuale ed evitare per quanto possibile la violenza. Ecco il principio razionale che deve ispirare la legge, altrimenti non ci rimane che subire l’attuale regno del terrore, della violenza e della paura. Ne ho vista troppa, in particolare sotto il regime comunista. Milioni e milioni di persone hanno sofferto nei modi più orribili sotto il regno della violenza. Quindi bisogna lavorare attivamente per contrastarlo, formando individui attivi nella società che vivono per mezzo di una politica che deve dare a loro aspettative.
Maurizio Domenico Gattuso