Violenza sulle donne, figlia di crisi dei valori fondamentali dell’essere umano

E’ da un po’ di tempo ormai che sento solo parlare della crisi economica dalla quale ne siamo assorbiti fino alla più remota cellula del nostro corpo, ma in questa rocambolesca situazione finanziaria, mi guardo intorno e scopro che non è solo quello il baratro, in cui siamo precipitati. Un’altra crisi, ben più radicata e difficile da estirpare, riguarda i valori fondamentali dell’uomo, che sembrano essersi dissolti nel nulla. Ci siamo dentro, la viviamo e la subiamo. Il dilagare di episodi raccapriccianti, il verificarsi di situazioni contrarie alla morale e alla natura stessa dell’uomo, come la dilagante violenza sulle donne, è cronaca di tutti i giorni e noi, nostro malgrado, abbiamo imparato a conviverci. Sembrano essere scomparsi quei “freni comportamentali” che rendevano l’individuo capace di emarginare il “male”, avvantaggiando etica, rispetto, educazione e buon senso. Viviamo immersi in una realtà che vede allargarsi a macchia d’olio abominevoli reati, in particolare contro le donne, consumati sia sulla strada, che entro le mura domestiche, e contrariamente al pensiero comune questi comportamenti non si mostrano solo come atti fisici di tipo conflittuale o sessuale, ma anche psicologici, economici e stalking, tutti accomunanti dall’esercizio di un potere farlocco e da un controllo il più delle volte ossessivo sulla vittima, e il fatto che non si parli in modo esplicito di violenza sulle donne, non implica che questa non esista anche in contesti apparentemente sereni come l’ambito domestico, proprio quello in cui è stato registrato il numero più alto di atti violenti da parte di coniugi o parenti. Rifletto e mi chiedo da dove abbia avuto origine questo sfacelo, e precisamente da quando il famoso ‘68 ha cominciato ad “urlare” la sua ideologia, dando origine ad una vera e propria rivoluzione sociale, movimento nato con intenti politici, rifiuto del potere, uguaglianza tra le classi sociali, ecc. ecc ma che, nella realtà, si è concretizzato come un cambio totale di valori e costumi. “Proibito proibire”, era uno degli slogan più in voga, totale rifiuto delle regole, di qualsiasi natura, da quelle sociali a quelle della famiglia, con dentro il non essere più accettato dai giovani l’autorità genitoriale, quell’imposta dalla scuola o dalla società. L’uomo doveva essere libero da qualsiasi oppressione, in nome del “tutto consentito”. L’imperativo era di combattere ogni imposizione e sovvertire quei principi fino allora ritenuti intoccabili. Totale libertà sessuale ed esclusiva esaltazione del piacere. Il matrimonio stesso finiva di rappresentare l’unico porto naturale, al quale una coppia poteva approdare. Bisognava liberarsi dal retaggio delle “oppressioni millenarie”. Questa voglia di “libertà” dagli schemi tradizionali, con le contestazioni che seguivano, ha operato un cambiamento radicale nei giovani e nella loro stessa “forma mentis”. Noi, oggi, viviamo nel disordine che ne è derivato. Dopo 43 anni di vita “libera” da quelle “schiavitù” che, proprio allora, furono messe al rogo, perché ingabbiavano l’uomo e lo rendevano infelice, qual è la realtà emergente?
Siamo più felici? … I fatti mi dicono il contrario, sono aumentati le depressioni, le nevrosi, i suicidi e i crimini.
In realtà quel movimento rivoluzionario ha cambiato la nostra mentalità e il nostro modo di vivere, sottraendoci quei valori, che erano i nostri necessari punti di riferimento e lasciandoci solo insicurezze, insoddisfazioni ed infelicità, capaci di renderci sempre più fragili e di portarci facilmente allo sbando. Mi domando quale sia la strada per ripristinare quei valori morali, spirituali ed ideologici che sono stati distrutti e che hanno invece il potere di restituire all’uomo ed alla società quelle certezze, quelle garanzie, che sono alla base della vita di ognuno di noi e che creano una corretta convivenza con gli altri. Forse un’opera unita tra la Chiesa, con il Suo messaggio Cristiano e lo Stato, con una legislazione più attenta, può tracciare una nuova strada verso una più “sana” coscienza collettiva, che riscopra il rispetto e l’amore nei confronti degli altri.

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