Sconfiggere il traffico di esseri umani e costruire la legalità delle immigrazioni.Il ministro dell’Interno Marco Minniti è intervenuto al question time alla Camera dei Deputati
In merito all’incidente avvenuto il 6 novembre, durante un soccorso in mare a 30 miglia nautiche dalla Libia, le ricostruzioni della Guardia costiera libica e della ONG olandese Sea Watch 3 «appaiono sostanzialmente divergenti». «È in corso l’indagine della procura della Repubblica di Ragusa» e il Governo intende fare luce sulla vicenda e mettere in campo «tutte le iniziative utili affinché incidenti così drammatici non si ripetano». Al momento, infatti, «non è possibile avere un quadro certo di eventuali dispersi, anche se testimoni hanno riferito che potrebbe essere intorno ai 50». La nave Sea Watch 3 ha sbarcato nel porto di Pozzallo 59 migranti e il cadavere di un minore; la nave militare francese (FSLR), altri tre migranti e quattro deceduti; infine, la Guardia costiera libica ha riferito di aver recuperato 47 migranti ai quali ha prestato assistenza: due persone sono state ricoverate, il resto si trova nel centro di accoglienza di Tagiura. Pur essendo consapevoli che «anche una sola morte in mare è per noi inaccettabile», dobbiamo registrare una diminuzione dei dispersi in mare «anche significativa». «Fin dal primo momento ci siamo posti il tema del rispetto dei diritti umani nei centri di accoglienza». È noto che la Libia non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951, ma il tema dei diritti umani «per noi era, è e sarà una questione irrinunciabile». Lunedì scorso a Berna, grazie anche all’impegno dell’Italia, i ministri dell’interno dell’Europa e dell’Africa settentrionale, compresa la Libia, hanno firmato un documento di impegni sui diritti dei migranti e sul diritto alla protezione internazionale». Forse non sarà abbastanza, ma «l’alternativa non può essere quella di rassegnarsi all’impossibilità di governare i flussi migratori e consegnare ai trafficanti di esseri umani le chiavi delle democrazie europee». Dobbiamo dunque sconfiggere l’illegalità per promuovere e costruire la legalità nel campo delle immigrazioni».
Da Triton a un piano 2018 Comprehensive Approach
In vista del Piano operativo 2018, «l’Italia ha maturato l’idea» che si debba arrivare a «un cambio di strategia» perché «il modello tradizionale di operazione congiunta Frontex non è più adeguato per affrontare lo scenario migratorio attuale». L’obiettivo è un Comprehensive Approach in modo che i Paesi europei, oltre ad offrire una mutua solidarietà e a garantire una strategia delle frontiere «integrata e condivisa», sia in grado di affrontare il tema dell’immigrazione «dal momento del soccorso in mare del migrante, sino all’obiettivo finale del rimpatrio di coloro che non hanno diritto a permanere nel territorio europeo». Presso l’agenzia Frontex sta lavorando, dallo scorso luglio, un gruppo di lavoro per la rivisitazione del Piano operativo Triton che si conclude il 31 dicembre.
fonte — http://www.interno.gov.it/